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28 Luglio 2021

I crediti di carbonio del mercato volontario

Le compensazioni volontarie sono prodotte in ben 83 paesi in tutto il mondo e possono essere liberamente scambiate. In Italia non sono state ancora assunte rilevanti iniziative

I crediti di carbonio del mercato volontario

La vita sulla Terra è resa possibile grazie a un robusto e perfetto equilibrio con la natura, messo in pericolo dalle emissioni di sostanze “alteranti” in atmosfera, quali i cosiddetti gas ad effetto serra, tra cui la più nota la CO2.

Boschi, foreste, pianure e oceani elargiscono cibo e risorse ad una vastissima biodiversità nella quale è ricompreso anche l’uomo. Inoltre, sia le foreste o comunque le aree verdi, che gli oceani compiono un vero e proprio ruolo di riequilibrio, assorbendo un enorme quantitativo di CO2 e consentendo agli esseri viventi di sopravvivere sul pianeta.

Questo fenomeno naturale è stato convertito in un sistema di scambio denominato mercato volontario dei crediti di carbonio con l’obiettivo di incentivare i finanziamenti per la ricerca di nuove tecnologie ambientali, per contrastare e disincentivare la produzione di agenti inquinanti e di migliorare il sistema compensativo stesso.

In altre parole, l’ipotetica grande società che dovrà raggiungere l’obiettivo delle emissioni quota 0 – secondo l’Accordo di Parigi – potrà compensare le proprie eccedenze di CO2 grazie all’acquisto dei crediti di carbonio sul mercato volontario.

Le attività di compensazione consistono in una varietà di possibilità: dall’installazione di infrastrutture di energia rinnovabile come turbine eoliche o pannelli solari, al piantare alberi che rimuovono e immagazzinano il carbonio dall’atmosfera.

Pur non essendoci ad oggi un vero e proprio obbligo di raggiungere la quota 0 delle proprie emissioni, sussistono responsabilità sociale e di impresa (cfr SDG’s), finalità di marketing e migliore immagine che alimentano la compravendita dei crediti di carbonio sul mercato volontario, con l’effetto di migliorare la conservazione degli ecosistemi naturali.

E, soprattutto, negli ultimi anni l’attività di compensazione delle emissioni di CO2 ha raccolto circa 6 miliardi di dollari a livello globale e oggi stiamo assistendo alla sua più grande espansione, che porterà ad investimenti per oltre 50 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni.

Le compensazioni volontarie sono prodotte in ben 83 paesi in tutto il mondo e, per la maggior parte, possono essere liberamente scambiate tra acquirenti e venditori nello stesso paese o in paesi diversi.

In Italia non sono state ancora assunte rilevanti iniziative o posizioni rispetto al mercato volontario.

Almeno per ora.

Non esiste una normativa di riferimento che abbia regolamentato come generare, acquisire e gestire i crediti di carbonio su base volontaria.

Sempre più paesi stanno adoperando sistemi di monitoraggio ambientale per quantificare la capacità delle proprie aree verdi di assorbire le emissioni di CO2, al fine di monetizzare le stesse attraverso il mercato volontario dei crediti di carbonio.

In tutti i paesi virtuosi però esiste “una regolamentazione normativa che porta a strutturare il mercato e a renderlo dinamico”, segnalano i ricercatori del Centro di ricerca Politiche e Bio-economia presso il CREA – Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria. Considerazioni che il medesimo ente di ricerca aveva già presentato nel 2016 al ministero dell’ambiente – ed oggi nel documento “Rilancio Italia 2020-2022” – delineando le linee guida per il registro nazionale dei crediti di carbonio riconducibili a progetti forestali e marini.

Il documento veniva proposto in occasione del “tavolo tecnico per le attività LULUCF nell’ambito del secondo periodo di impegno del Protocollo di Kyoto e il mercato volontario”, affinché fosse riconosciuto come documento ufficiale a livello nazionale per generare e commercializzare crediti di carbonio, così come previsto da all’articolo 70 della legge 28 dicembre 2015, n. 221 (Collegato Ambientale), e con quanto riportato all’articolo 7 commi 8 e 9 del D.lgs. n. 34 del 4 aprile 2018 (Testo unico in materia di foreste e filiere forestali).

Nel frattempo, secondo un report di Forest Trends, la decarbonizzazione ha registrato un volume di transazioni di 104 Mt CO2 nel 2018, in crescita del 6% nel 2019 e nel 2020 il volume ha confermato il positivo trend.

Il mercato volontario del carbonio rappresenta una realtà economica fondamentale per imprese, privati ed istituzioni, che vogliono dimostrare il proprio impegno e volontà nel contrastare il cambiamento climatico.

Attualmente, secondo l’ente di certificazione Gold Standard, il prezzo minimo del credito di carbonio nel mercato volontario può variare da 8.20€/tCO2e per progetti di efficienza energetica a 13€/tCO2e per progetti forestali.

Nel frattempo, il mercato volontario ha “aperto le danze” e sono sempre di più le società di consulenza – anche italiane – che si occupano della stima delle emissioni (carbon footprint) e della conversione in crediti di carbonio, con certificazione di azienda a impatto 0 rilasciata da ente accreditato.

Anche in occasione di Milano Cortina 2026 la sostenibilità ambientale è stata e sarà al centro del progetto stesso. L’eco-sostenibilità sarà il pilastro portante di tutta l’organizzazione dei giochi, così come dichiarato già nella candidatura e sarà data massima attenzione affinché l’evento sportivo culturale sia a impatto zero, prevedendo la totale compensazione delle emissioni con l’acquisto di crediti di carbonio sul mercato volontario.

“Ogni anno, il mondo emette circa 51 miliardi di tonnellate di gas serra nell’atmosfera. Per evitare i peggiori impatti del cambiamento climatico, dobbiamo ridurre questo numero a zero – e dobbiamo farlo nei prossimi 30 anni. Questa sarà una delle sfide più difficili che l’umanità abbia mai affrontato, ma possiamo affrontarla se agiamo coraggiosamente per ridurre le emissioni in tutto il mondo” — Bill Gates, Foreword, Taskforce on Scaling Voluntary Carbon Markets, Final Report

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