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19 Gennaio 2024
Le problematiche della “rivoluzione digitale” ad un mese dal suo avvio. La nota ANCI
A poco meno di un mese dall’entrata in vigore della disciplina degli appalti in materia di digitalizzazione voluta dal nuovo Codice Appalti e la cui implementazione è stata demandata ad ANAC e AGID, il funzionamento sembra, eufemisticamente, non essere ancora entrato a pieno regime, con difficoltà di utilizzo dei gestionali da parte delle stazioni appaltanti e conseguente rallentamento delle procedure di acquisto e degli affidamenti.
E’ quanto emerge dalla nota che ANCI (l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) ha trasmesso all’ANAC avente ad oggetto le “principali criticità digitalizzazione appalti” (Link alla nota ANCI).
Tra le principali perplessità che ANCI richiama, si sollevano due criticità in merito alla gestione degli affidamenti diretti e all’utilizzo dello SPID. Sul primo punto, si ricorda, infatti, che ANAC, a seguito di malfunzionamento e rallentamenti nella richiesta di CIG tramite la piattaforma per gli affidamenti diretti, ha fatto marcia indietro, riammettendo di nuovo la possibilità, fino al 30 settembre 2024, di utilizzare la piattaforma ANAC per il rilascio degli SMART CIG.
Prosegue ANCI sul tema indicando che, tenuto conto del periodo transitorio, andrà comunque individuata una soluzione “a regime” che distingua tra affidamenti di modesta entità con quelli di importo superiore. ANCI si augura quindi che i Comuni, in caso di tali micro affidamenti, possano inserire in piattaforma solo informazioni minime, per evitare di ingessare eccessivamente l’onere della richiesta. Ad esempio, non dovrebbero essere previsti, in caso di micro affidamenti, il costo della manodopera ed i contratti collettivi.
Per quanto riguarda invece lo SPID, ANCI considera necessario che ANAC valuti la separazione tra i ruoli e le attività da svolgere in piattaforma tra le figure che devono procedere con “manifestazioni di volontà” rispetto alle figure che svolgono attività più operative. Infatti tra le attività che non sono qualificabili come manifestazioni di volontà, rientrano gran parte delle attività da svolgersi sulle piattaforme (e la stessa materiale acquisizione di un CIG non consiste certo in manifestazione di volontà). Occorre pertanto analizzare e gestire le varie attività, distinguendo quelle relative alle comunicazioni obbligatorie e quelle di gestione delle procedure per attività più materiali ed operative sulle piattaforme che dovrebbero essere gestibili integralmente a cura degli uffici.”
Tra i vari problemi sollevati da ANCI, si riscontra, infine, la mancata implementazione del cosiddetto “once only principle” ovvero principio di unicità del dato. Secondo tale principio il dato dovrebbe essere caricato una sola volta nell’ecosistema nazionale di approvvigionamento digitale. Ad esempio sembra, secondo ANCI, che il MEPA, contrariamente a tale principio, richieda più volte il caricamento dei medesimi dati, nei vari passaggi delle schermate da compilare in piattaforma, generando sia inefficienze di sistema sia rischio di errori di imputazione di dati diversi.
Un’ultima lamentela che ANCI segnala all’ANAC, tra le altre, vi è quella della mancata implementazione da parte di ANAC e di AGID (che hanno il compito di Governance del ciclo di vita digitale) di una adeguata formazione preliminare e coordinata sul processo di digitalizzazione nel suo complesso, formazione che secondo ANCI si rende necessaria rispetto ad una fase di avvio di innovazione così complesso.
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