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18 Aprile 2025
Pacchetto Omnibus tra semplificazione e strategia
Il 3 aprile 2025, il Parlamento Europeo ha approvato il cosiddetto “Pacchetto Omnibus”, segnando una svolta significativa nella traiettoria della regolazione ESG dell’Unione Europea.
Dietro il linguaggio tecnico e le procedure legislative si cela un messaggio chiaro: la transizione sostenibile europea entra in una nuova fase, fatta di ribilanciamenti, semplificazioni e, per qualcuno, pericolosi rallentamenti.
Prima di entrare nel dettaglio delle novità, è utile ricordare cosa sono le principali normative interessate da questo intervento:
La CSRD: rendicontare la sostenibilità per governarla
La Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) è il pilastro normativo della nuova rendicontazione non finanziaria europea. Entrata in vigore nel gennaio 2023, amplia in modo sostanziale la platea di imprese tenute a comunicare dati ambientali, sociali e di governance. L’obiettivo della CSRD è migliorare la trasparenza e la comparabilità delle informazioni ESG, introducendo obblighi di rendicontazione più strutturati, il principio della doppia materialità (finanziaria e di impatto), e standard comuni definiti attraverso gli European Sustainability Reporting Standards (ESRS).
La CSDDD: responsabilità lungo la filiera
La Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD o CS3D) impone alle imprese l’obbligo di identificare, prevenire, mitigare e porre rimedio agli impatti negativi sui diritti umani e sull’ambiente lungo tutta la loro catena del valore. Il testo propone un cambio di paradigma, chiedendo alle aziende – in particolare le grandi – di integrare la due diligence di sostenibilità nei processi decisionali e nella governance. È uno strumento che mira a rendere l’accountability un elemento strutturale del business.
La Tassonomia UE: definire cosa è sostenibile
La Tassonomia dell’Unione Europea è una classificazione tecnica pensata per distinguere le attività economiche realmente sostenibili da quelle che non lo sono. Serve a contrastare il greenwashing e a guidare gli investimenti pubblici e privati verso attività che contribuiscono a obiettivi ambientali come mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, economia circolare, uso efficiente delle risorse, ecc. Per le imprese, comporta l’obbligo di rendicontare quale parte del proprio fatturato e dei propri investimenti è “allineata” alla Tassonomia.
Il Pacchetto Omnibus: cosa cambia concretamente
Nel contesto di crescente pressione regolatoria e in risposta alle richieste delle imprese, in particolare delle PMI, il Pacchetto Omnibus introduce importanti modifiche, tra rinvii, riallineamenti e alleggerimenti:
- CSRD: l’applicazione per le imprese delle “wave 2 e 3” è stata posticipata di due anni, con decorrenza dal 2028. Viene elevata la soglia per gli obblighi di rendicontazione: solo le imprese con oltre 1.000 dipendenti e 50 milioni di euro di fatturato saranno soggette agli obblighi, riducendo sensibilmente il numero di aziende coinvolte in questa fase. Resta però l’obbligo del principio di doppia materialità e l’adozione iniziale della limited assurance, rinviando al 2030 la reasonable assurance.
- CSDDD: l’attuazione della direttiva viene rinviata di un anno. Inoltre, si riduce la responsabilità delle aziende nella filiera, limitando il dovere di monitoraggio ai soli fornitori diretti. Una modifica che ha suscitato critiche tra le organizzazioni della società civile, preoccupate per la perdita di efficacia del principio di “accountability lungo la catena del valore”.
- Tassonomia UE: viene introdotta una maggiore flessibilità per le imprese con ricavi inferiori a 450 milioni di euro, che potranno non applicare l’obbligo di rendicontazione sulla tassonomia. Anche in questo caso, l’obiettivo è quello di alleggerire gli oneri amministrativi per le imprese di dimensioni medio-piccole.
Uno degli elementi chiave del pacchetto riguarda la revisione degli European Sustainability Reporting Standards (ESRS). Il 27 marzo 2025, la Commissione Europea ha incaricato formalmente EFRAG di rivedere gli standard, con le seguenti priorità:
- riduzione dei datapoint obbligatori;
- maggiore enfasi su indicatori quantitativi;
- distinzione netta tra obblighi e informazioni volontarie;
- chiarezza sul principio di materialità;
- allineamento agli standard globali come quelli dell’ISSB e del GRI.
EFRAG dovrà consegnare la proposta tecnica entro il 31 ottobre 2025, per consentire un’adozione del nuovo framework nei bilanci a partire dal 2027 – con possibilità di adozione anticipata su base volontaria già dal 2026.
Il pacchetto Omnibus ha raccolto ampio consenso in Parlamento, ma non unanime. Alcuni deputati e stakeholder lo vedono come un atto di responsabilità verso le imprese, soprattutto le PMI, che spesso faticano a gestire il carico normativo. Altri, però, leggono questo rallentamento come un segnale pericoloso: in un momento di crisi climatica globale, rinviare obblighi e ridurre ambizioni potrebbe essere interpretato come una marcia indietro.
Anche il contesto sociale non aiuta: proteste di agricoltori, spinte populiste e crescente disinformazione contribuiscono a dipingere la sostenibilità come una zavorra allo sviluppo. Il rischio? Trasformare la sostenibilità da obiettivo condiviso a terreno di scontro politico e culturale.
Se da un lato il Pacchetto Omnibus rappresenta una pausa strategica per ripensare l’approccio normativo, dall’altro non cancella l’urgenza della transizione ecologica. Il Green Deal europeo resta formalmente in piedi, ma la sua attuazione sarà più graduale, negoziata e frammentata.
In questo scenario, le imprese sono chiamate a una nuova maturità: approfittare di questo tempo “sospeso” non per rinviare la trasformazione, ma per rafforzare la propria governance ESG, investire in trasparenza e dialogo con gli stakeholder, e prepararsi con anticipo a regole che, anche se ritardate, arriveranno comunque.
Come spesso accade, l’efficacia della regolazione dipenderà meno dai vincoli e più dalla qualità delle scelte aziendali. E in un mondo che osserva con crescente attenzione comportamenti, coerenze e impatti, restare fermi equivale a restare indietro.
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