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22 Luglio 2022
Premiare la sostenibilità
Negli ultimi anni gli operatori economici interessati a collaborare con le pubbliche amministrazioni hanno dovuto affrontare nuove sfide di sostenibilità, per le quali hanno integrato o modificato le proprie politiche e strategie aziendali, spesso incontrando non poche difficoltà.
Negli ultimi mesi con l’arrivo delle gare inerenti le sei missioni del PNRR, le sfide di sostenibilità sono aumentate e, cosa più rilevante, sono divenute obbligatorie, con l’effetto di aver incrementato oneri lato operatori economici.
Difatti, oggi trattare il tema della sostenibilità da un punto di vista politico e strategico e poi di programmazione d’impresa, risulta essere di centrale interesse per le società, soprattutto per quelle di maggiori dimensioni, al fine di ottenere vantaggi reputazionali e contrattuali. E ciò anche per competere e aderire alle previsioni del PNRR.
Uno tra i motori che ha spinto maggiormente gli operatori economici ad incrementare la sostenibilità nella propria governance d’impresa è stato il sistema premiante degli appalti, attraverso le clausole di premialità, tipiche delle gare OEPV.
Le pubbliche amministrazioni prevedono dei punteggi aggiuntivi – validi ai fini dell’aggiudicazione del contratto – aventi ad oggetto svariate tematiche di sostenibilità tra cui l’attenzione verso il benessere dei propri lavoratori nonché l’attenzione al territorio in cui operano ed al contributo ambientale ivi apportato.
Nello specifico le pubbliche amministrazioni possono assegnare punteggi ad esempio in caso di:
- flotte aziendali a basso impatto ambientale (no emissioni di CO2);
- digitalizzazione dei processi;
- sistema di welfare privato;
- numero di giovani lavoratori, di donne o di disabili e svantaggiati;
- corsi di formazione;
- certificazioni ambientali e/o sociali;
- efficientamento energetico degli edifici;
- smart mobility;
- gestione degli acquisti di prodotti certificati;
- gestione dei rifiuti.
Tali previsioni premianti hanno aumentato gli investimenti e gli sforzi a carico degli operatoti economici. Secondo uno studio di Capterra del dicembre 2021: “il 71% dei consumatori italiani è diventata più consapevole dell’importanza della sostenibilità in seguito all’inizio della pandemia da COVID-19”. E questo ha portato con sé importanti conseguenze per l’attività economica e produttiva delle aziende italiane.
Circa l’investimento economico, la grande maggioranza delle aziende intervistate ha dichiarato di destinare tra il 2 e il 10% del proprio ricavo in incentivi alla sostenibilità.
Sebbene il dato sia considerato in crescita, rimane comunque ridotto (17%) il numero di imprese che ad oggi dedicano oltre il 10% dei propri investimenti a misure sostenibili.
Sebbene investire in misure di sostenibilità non significhi solo spendere denaro, ma anche dedicare tempo e forza lavoro, l’investimento economico è forse il dato più semplice da quantificare: la grande parte delle aziende intervistate dichiara di destinare tra il 2 e il 10% del proprio investimento in incentivi alla sostenibilità.
Le organizzazioni che investono in queste azioni lo fanno principalmente in misure ambientali (77%), seguite da misure sociali (64%) e, per ultime, misure economiche (39%).
Tali effetti sono stati generati, inevitabilmente, dalla spinta della politica nazionale, obbligata ad aderire ai target concordati a livello comunitario ed internazionale tra cui l’Agenda 2030 e gli obiettivi 2050.
Nelle PMI italiane un ruolo strategico è stato svolto dal dipartimento HR o da specifico team dedicato alla sostenibilità con la conseguenza di aver aumentato la richiesta di determinate competenze per raggiungere benefici ambientali e sociali nonché vantaggio competitivo.
Secondo il rapporto GreenItaly 2020 le aziende più sensibili alle tematiche verdi hanno subito meno danni a seguito della crisi pandemica. Tra quelle che hanno effettuato investimenti per la sostenibilità, il 16% è riuscito ad aumentare il fatturato contro il 9% delle non green. Un vantaggio competitivo che si è confermato anche in termini occupazionali (assume il 9% delle green contro il 7% delle altre) e di export (con aumenti del 16% contro il 12%).
Secondo lo stesso rapporto del 2021, nel 2020 non c’è stata una diminuzione degli investimenti in prodotti e tecnologie green: poco meno di 300 mila imprese (21,4% del totale) hanno investito in sostenibilità ed efficienza.
Questi risultati confermano la forte accelerazione del 2019 (21,5% del totale), che non è stata vanificata dalla pandemia, ad indicare che i tagli ed i riassestamenti alle attività ed al ciclo produttivo delle imprese – inevitabili nel 2020 per far fronte ai lockdown ed alla conseguente perdita di reddito a livello globale – non hanno interessato il comparto degli investimenti green. Guardando ad un orizzonte temporale più ampio, nel quinquennio 2016-2020 sono state poco più di 441 mila le imprese18 (31,9% del totale) che hanno investito in sostenibilità ed efficienza – ovvero 1 impresa su 4 – valori in crescita rispetto al periodo immediatamente precedente 2015-2019.
I dati del Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne e Unioncamere – ottenuti da una indagine che ha coinvolto imprese manifatturiere con 5-499 addetti – hanno ancora una volta evidenziato l’importante vantaggio competitivo delle imprese che investono in ecosostenibilità.
Il 14% delle imprese che ha effettuato investimenti su processi e prodotti a maggior risparmio energetico, idrico e/o minor impatto ambientale ha dichiarato, infatti, di prevedere un incremento di fatturato nel 2021 rispetto al 2020, a fronte del più contenuto 9% rilevato per le imprese che non hanno investito nel green.
La maggiore resilienza delle imprese eco-investitrici si riscontra anche sul mercato del lavoro e dell’export.
Tanto evidenziato, è chiaro come la pubblica amministrazione sia un volano per la transizione ecologica e debba stimolare gli operatori economici ad un cambio nel paradigma societario in ottica di sostenibilità.
Allo stesso modo agli operatori è richiesto uno sforzo e non solo in termini economici. Quello che si chiede agli imprenditori è assumere una visione di sostenibilità a 360°, che per loro natura, possono stimolare attraverso la società.
E ciò, incominciando dalla valorizzazione dei propri dipendenti, dall’accrescimento delle loro competenze ma anche del loro impatto verso l’ambiente e la società, con il coinvolgimento delle loro famiglie ed il territorio.
Ed ancora si chiede di valorizzare l’impresa anche da un punto di vista di risparmio energetico e delle risorse, con riduzione di costi e vantaggi economici.
Il PNRR è e sarà occasione per premiare maggiormente le imprese orientate verso la transizione verde.
Importante comunque sarà il contributo di incentivi e strumenti per aiutare e facilitare le azienda italiane verso la sostenibilità, senza lasciare nessun settore indietro.
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