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29 Marzo 2024
La povertà energetica come sfida del europea
Nel corso degli ultimi anni, uno dei temi più discusso nell’Unione Europea è quello della povertà energetica, ossia la condizione per cui le persone si trovano impossibilitate ad usufruire dei servizi energetici primari, come ad esempio il riscaldamento, l’illuminazione o la refrigerazione per il cibo, a causa di un reddito eccessivamente basso. Tale situazione di povertà implica gravi condizioni di benessere per la popolazione, ostacolando l’inclusione sociale e il diritto alla salute.
Solitamente le famiglie più esposte a questo disagio sono anche quelle che richiedono un fabbisogno energetico maggiore, in particolare quelle in cui sono presenti bambini, anziani che necessitano di dispositivi elettronici per il sostegno e persone diversamente abili; a questi si possono aggiungere le donne, dal momento che ancora sono sottoposte ad una non equa distribuzione del reddito.
Ogni Paese dell’Unione declina il perimetro di povertà energetica a seconda del proprio contesto nazionale e ha l’obbligo di stimare il numero delle famiglie in difficoltà energetica ed i criteri che ha adottato per effettuare questa valutazione.
In seguito a questa previsione, se il numero delle famiglie è elevato, il Paese avrà l’obbligo di introdurre procedure volte a migliorare la situazione e ad utilizzare politiche a sostegno.
Queste informazioni si possono ricavare da statistiche sul reddito, notando quante persone effettivamente riescano a rinfrescare la propria abitazione nei mesi estivi e quante riescano a consumare un quantitativo di energia sufficiente a soddisfare i bisogni quotidiani.
Seppur in passato non sia mai stata posta grande attenzione a questa tematica, le percentuali dei cittadini che si ritrovano a vivere il disagio di povertà energetica non sono indifferenti.
I dati relativi all’Unione Europea sottolineano come nel 2020, con lo scoppio della pandemia, ben 34 milioni di persone già si trovavano a vivere in povertà energetica e, nel 2022, il numero è ulteriormente aumentato di 8 milioni, anche a causa della guerra in Ucraina, visto che l’UE ha dovuto fronteggiare la condizione di dipendenza energetica dalla Russia con un conseguente incremento dei costi dell’energia in bolletta.
Il concetto, dunque, di indipendenza e sostenibilità energetica è diventato cruciale per il territorio europeo e, avendo maturato questa consapevolezza, la politica ha deciso di muoversi a riguardo.
A tal proposito, la Commissione Europea ha lanciato nel 2019 il “Green Deal”, un piano industriale volto a raggiungere la neutralità climatica entro l’anno 2050, attraverso l’utilizzo di normative e finanziamenti a supporto.
Le Autorità, infatti, hanno deciso di aumentare gli investimenti a sostegno dei progetti green, semplificare le pratiche relative e incentivare l’utilizzo di tecnologie pulite.
Questo Piano è anche strettamente collegato all’obiettivo di riduzione della povertà: infatti, al suo interno si colloca la cosiddetta “Renovation Wave” una strategia che si pone l’obiettivo di ristrutturare le abitazioni dei cittadini europei in modo sostenibile e a basso costo. Gli edifici, difatti, consumano circa il 40% dell’energia del territorio europeo e comportano emissioni di gas serra pari al 36% e, considerando che solamente l’1% delle abitazioni è sottoposto a ristrutturazioni energetiche annuali adeguate e che il 75% di queste è inefficiente, si comprende che c’è ancora tanto da potenziare.
Un primo obiettivo dell’Unione è quello di cercare di raddoppiare entro l’anno 2030 il tasso delle ristrutturazioni e di colmare il deficit esistente.
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