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20 Gennaio 2023

Parità di genere negli appalti: la nuova certificazione UNI/Pdr 125:2022

Parità di genere negli appalti: la nuova certificazione UNI/Pdr 125:2022

La parità di genere negli appalti, più formalmente detta Gender Procurement, è oramai una prassi ormai utilizzata dalle amministrazioni pubbliche per confrontare le offerte negli appalti, soprattutto a valle delle disposizioni del PNRR.

Tramite la parità di genere negli appalti la stazione appaltante è, infatti, in grado di influenzare il comportamento degli operatori economici che partecipano agli appalti e che stipulano contratti pubblici per equilibrare il divario di genere che sussiste nel tessuto economico sociale nazionale ed estero, sia in termini retributivi sia in termini organizzativi.

Non a caso la parità di genere è individuata come uno degli obiettivi SDG (Sustainable Development Goal n. 17) promosso dalle Nazioni Unite.

In parallelo, anche nel settore privato la parità di genere è sentita come un valore da certificare.

A tal proposito è stata emanata di recente una nuova attestazione, la UNI/PdR 125:2022, per la certificazione di un sistema di gestione della parità di genere.

L’obiettivo di questo certificato è quello di definire uno standard comune per promuovere l’inclusione femminile delle professionalità nelle politiche decisionali aziendali, tramite l’orientamento in azienda di una nuova cultura, basata sulla parità e  sulla eliminazione di azioni discriminatorie.

Come tutti gli standard, la norma UNI/PdR 125 prevede politiche e strategia di leadership di alto livello e un sistema di gestione che preveda KPI oggettivi e in grado di misurare i risultati raggiunti in termini di accesso paritetico tra uomini e donne alle possibilità di carriera nell’organizzazione, oltre che la possibilità di crescita paritaria nel percorso di carriera all’interno dell’azienda.

Nel dettaglio la norma prevede i seguenti ambiti:

  • cultura e strategia: favorire e sostenere lo sviluppo di un ambiente di lavoro inclusivo con la definizione di valori aziendali coerenti;
  • governance: prevedere un presidio e un budget per implementare e monitorare il sistema di gestione;
  • processi di Human Resources (HR): l’organizzazione si deve impegnare a sostenere pratiche corrette per la selezione, i contratti e le valutazioni delle prestazioni;
  • opportunità di crescita e inclusione delle donne in azienda: occorre monitorare le percentuali di donne presenti e di quelle che ricoprono ruoli apicali o che gestiscono budget d’investimento;
  • equità remunerativa per genere: verificare se esiste una differenza retributiva tra uomini e donne negli stessi livelli di inquadramento e a parità di competenze;
  • tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro: implementare servizi dedicati al rientro post maternità/paternità, come il coaching, il part-time su richiesta (temporaneo e reversibile), lo smart working e piani di welfare come gli asili nido aziendali;
  • prevenzione e sorveglianza: sul luogo di lavoro deve essere controllata ogni forma di abuso fisico, verbale o digitale.

Le pubbliche amministrazioni possono quindi affrontare questa nuova certificazione promuovendola come criterio di valutazione dell’offerta tecnica nelle gare ad offerta economicamente più vantaggiosa. I punti di attenzione che, tuttavia, si suggerisce di tenere in considerazione in tale politica sono duplici.

  1. Da una parte, la certificazione è stata emanata solo nel 2022, quindi sono presumibilmente ancora poche le imprese che hanno ottenuto tale certificato. Il consiglio è quindi quello di attribuire un punteggio tecnico relativamente basso in peso sul totale, per non distorcere eccessivamente lo squilibrio competitivo tra fornitori che l’hanno già ottenuta e fornitori che non hanno ancora avviato il percorso di certificazione;
  2. Dall’altra parte, è opportuno affiancare al certificato, punteggi tecnici di equivalenza, o almeno punteggi tecnici incrementali, rispetto alla UNI/PdR 125:2022.
    Si possono ad esempio premiare con un punteggio inferiore comprove di avvenuto avvio di percorsi per promuovere la parità di genere, ciò al fine di non inibire la partecipazione all’appalto o quantomeno incentivare gli operatori che non hanno ancora avviato tale percorso di certificazione tramite altre azioni aziendali idonee a comprovarne l’equivalenza.

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