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11 Aprile 2025
Parità Salariale: la Direttiva Europea 2023/970
La Direttiva europea 2023/970 sulla trasparenza retributiva segna un punto di svolta nella battaglia per la parità di genere e contro il gender pay gap nell’Unione Europea.
Approvata il 10 maggio 2023 ed entrata in vigore il 6 giugno dello stesso anno, questa normativa impone agli Stati membri l’adozione di misure legislative, regolamentari e amministrative necessarie entro il 7 giugno 2026. La direttiva ha come obiettivo principale quello di garantire il diritto alla parità retributiva tra uomini e donne per uno stesso lavoro o per lavori di pari valore, attraverso una maggiore trasparenza e responsabilità da parte delle aziende.
Uno dei cardini fondamentali della direttiva è il principio della “parità salariale per lavoro di pari valore”, già sancito dall’articolo 157 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea.
Tuttavia, questa disposizione si è rivelata inefficace, anche a causa della difficoltà per i lavoratori di dimostrare una discriminazione salariale. Per rispondere a questo problema, la nuova direttiva punta sulla trasparenza come leva normativa per rendere misurabile il divario retributivo e renderne possibile il contrasto.
Le novità introdotte dalla direttiva sono molteplici e interessano tutte le fasi del rapporto di lavoro. Già dalla fase precontrattuale, le aziende sono obbligate a fornire informazioni sulla retribuzione iniziale o sul range previsto, senza che il candidato debba farne richiesta.
Inoltre, non è più consentito alle aziende chiedere ai candidati informazioni sulla loro retribuzione attuale o passata, una pratica ancora diffusa che spesso perpetua differenze salariali pregresse.
Anche durante il rapporto di lavoro sono previsti obblighi di trasparenza: i lavoratori hanno il diritto di ricevere informazioni sui criteri utilizzati per determinare le retribuzioni, la progressione di carriera e gli avanzamenti economici.
Le aziende devono fornire queste informazioni in modo comprensibile, accessibile e con un linguaggio neutro rispetto al genere. Inoltre, è vietato qualsiasi comportamento ritorsivo nei confronti di chi esercita il diritto alla trasparenza o denuncia discriminazioni retributive.
Particolarmente incisiva è la misura che prevede la redazione e pubblicazione di un report sulla parità retributiva da parte delle aziende con più di 100 dipendenti. Questo report, che dovrà essere aggiornato periodicamente, includerà dati dettagliati sulle differenze retributive tra uomini e donne, incluse le retribuzioni medie e mediane, i bonus e le indennità.
Le imprese che rileveranno un divario retributivo di almeno il 5% tra generi per posizioni comparabili saranno obbligate a condurre una valutazione congiunta dei salari e a porre rimedio.
La direttiva attribuisce inoltre un ruolo centrale agli organismi per la parità e ai rappresentanti dei lavoratori, rafforzando i loro poteri ispettivi e di denuncia. Sono previste sanzioni dissuasive per le aziende che non si conformano agli obblighi normativi e viene introdotto il principio dell’inversione dell’onere della prova: sarà il datore di lavoro, e non il lavoratore, a dover dimostrare che non vi sia stata discriminazione retributiva in caso di contenzioso.
Va anche sottolineato che la direttiva non si limita al solo divario salariale di genere, ma introduce un modello potenzialmente replicabile per contrastare altre forme di discriminazione, favorendo una cultura organizzativa improntata all’equità e all’inclusione.
In questo senso, la direttiva si inserisce in un più ampio disegno di sostenibilità sociale promosso dalla Commissione Europea nel contesto del Green Deal e del Pilastro Europeo dei Diritti Sociali.
L’applicazione della Direttiva, prevista dal 2026, darà il via a una fase di adeguamento impegnativa ma necessaria per molte realtà aziendali. L’Italia, come gli altri Stati membri, sarà chiamata a recepire e integrare le disposizioni nel proprio ordinamento nazionale, adattando i contratti collettivi, le prassi aziendali e le politiche di gestione del personale alle nuove regole.
La trasparenza salariale è anche una leva competitiva per il futuro. Le aziende che sapranno integrare questi principi nelle loro strategie potranno posizionarsi come leader etici in un mercato sempre più attento ai temi ESG.
Inoltre, l’attenzione alla parità retributiva potrà contribuire a ridurre il turnover e aumentare la fedeltà aziendale, elementi sempre più centrali nella gestione delle risorse umane contemporanea.
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