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17 Maggio 2024
Violenza contro le donne e violenza domestica: approvata la prima Direttiva europea
In un mondo in cui la parità di genere e i diritti delle donne sono temi sempre più al centro del dibattito pubblico, l’Unione Europea ha assunto un ruolo di guida nella lotta contro la violenza di genere.
La violenza contro le donne è ancora oggi una piaga sociale molto diffusa che si manifesta in varie forme: violenza domestica, stalking, molestie sessuali, e altro ancora. Secondo i dati pubblicati dall’ISTAT, in Italia il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni ha subito una qualche forma di violenza fisica o sessuale.
I dati, inoltre, evidenziano che le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner, parenti o amici. Durante la pandemia di Covid-19 si è registrato un notevole aumento dei casi di violenza e i dati dimostrano anche un incremento dei casi di violenza online, soprattutto nei confronti di giovani donne e di donne impegnate in lavori con elevata visibilità.
Le conseguenze di tale violenza sono devastanti, non solo a livello individuale per le vittime, ma anche per l’intera famiglia, con ripercussioni sia sulla collettività che a livello economico. Per questo motivo, è fondamentale adottare misure concrete per prevenire tali abusi e proteggere le donne da queste situazioni pericolose.
L’Unione Europea e gli Stati Membri lavorano da anni su vari fronti per porre fine a questa piaga e proteggere le donne vittime di violenza. Uno dei traguardi più importanti in tale ambito è stata la recente approvazione, dopo due anni di negoziati, della “Direttiva sulla lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica”, primo documento europeo che si occupa in modo specifico di questo tema.
Il documento contiene misure per prevenire la violenza di genere e stabilisce standard europei per la protezione delle vittime.
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La Direttiva è una tappa importante del percorso verso la promozione della parità di genere e l’eliminazione della violenza contro le donne.
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Il documento fissa norme minime riguardanti la definizione dei reati e delle sanzioni in materia di sfruttamento sessuale femminile e minorile, e di criminalità informatica.
Definisce, inoltre, i diritti delle vittime di tutte le forme di violenza, compresa la violenza domestica, prima, durante e dopo il procedimento penale, e propone nuove regole per la privacy, la protezione e l’assistenza alle vittime.
In materia di privacy, al fine di aumentarne la protezione e prevenire la vittimizzazione secondaria, il testo stabilisce che gli Stati Membri provvedano affinché ai fini delle indagini penali e dei procedimenti giudiziari, non siano consentite domande, indagini e prove relative al comportamento sessuale passato della vittima o ad altri aspetti della sua vita privata a quello connessi.
Tra i reati previsti, punibili con pene detentive da uno a cinque anni, troviamo le mutilazioni genitali femminili, il matrimonio forzato e la violenza informatica, come la condivisione non consensuale di materiale intimo o manipolato e lo stalking online.
Oltre a definire una serie di reati, il testo prevede anche un’ampia lista di circostanze aggravanti, che comportano pene più severe, tra cui il fatto di aver commesso il reato contro un minore, un partner o un ex partner, o un rappresentante pubblico. Tra le aggravanti anche la commissione del reato nei confronti di una persona in situazione di particolare vulnerabilità (stato di dipendenza o di disabilità fisica, mentale, intellettuale o sensoriale) o se il reato è commesso da un familiare o altra persona convivente con la vittima.
Nonostante alcune lacune presenti nel testo approvato, tra cui la mancata definizione del reato di stupro, con l’approvazione di questa direttiva l’Unione Europea si impegna a creare un ambiente sicuro e rispettoso per le donne in tutti gli Stati membri. Si tratta, infatti, della prima Direttiva che stabilisce gli stessi diritti minimi di protezione dalla violenza di genere e definisce gli standard dei reati per tutte le donne dell’Unione Europea, indipendentemente dal Paese di residenza.
Adesso che il testo è stato approvato in via definitiva, gli Stati membri sono vincolati al raggiungimento degli scopi indicati nella Direttiva e avranno tre anni di tempo per il recepimento della stessa nel diritto nazionale.
Infine, la lotta contro la violenza sulle donne non riguarda solo il sistema giudiziario e le istituzioni, ma è una sfida che coinvolge l’intera società, e richiede un cambiamento culturale e comportamentale. Per questo, l’Unione Europea sta investendo anche in programmi di educazione e sensibilizzazione che promuovono il rispetto reciproco e la parità di genere.
Nonostante i progressi compiuti, c’è ancora molto lavoro da fare per eliminare questo fenomeno e creare una società in cui tutte le donne possano vivere libere da paura e violenza.
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