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11 Ottobre 2024
L’Amministrazione Condivisa nel nuovo Codice degli Appalti (D.Lgs 36/2023)
Per Amministrazione Condivisa si intende un nuovo modello organizzativo che regola il rapporto tra le Pubbliche Amministrazioni (PA) e gli Enti del Terzo Settore (ETS). Questo modello si distingue da quello tradizionale, di tipo verticale e gerarchico, in cui solitamente la PA detiene un controllo totale sul processo decisionale, a favore di nuovo un approccio più inclusivo e partecipativo, coinvolgendo attivamente i cittadini e i loro rappresentanti nelle fasi di co-programmazione e co-progettazione.
Per quanto riguarda gli Enti del Terzo Settore, la normativa fa riferimento al Testo Unico del Terzo Settore (D.Lgs. 117/2017), che elenca tutti gli Enti che possono essere iscritti nel Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS). Solo gli Enti iscritti possono beneficiare delle opportunità di collaborazione con la PA previste dal modello di Amministrazione Condivisa.
Un esempio pratico di Amministrazione Condivisa potrebbe essere la co-progettazione di un centro polifunzionale dedicato all’inclusione sociale all’interno di un Comune.
In questo caso, la l’Amministrazione Comunale collabora con le associazioni territoriali del Terzo Settore per definire insieme gli obiettivi, i servizi che potrebbero essere offerti e le modalità di gestione del centro, basandosi sulla fiducia reciproca per l’individuazione delle specifiche tecniche e la strategia dell’appalto.
La normativa sull’Amministrazione Condivisa è supportata anche dalla Costituzione Italiana, in particolare dall’articolo 118, comma 4, che promuove il coinvolgimento diretto dei cittadini per la realizzazione di attività volte alla tutela dell’interesse generale. Questo approccio si traduce in una maggiore responsabilizzazione delle comunità locali, che possono diventare parte attiva nella gestione di servizi pubblici tramite gli acquisti.
Con l’introduzione del nuovo Codice dei Contratti Pubblici (D.Lgs. 36/2023), l’articolo 6 sancisce ulteriormente l’importanza dell’Amministrazione Condivisa, promuovendo una gestione collaborativa tra PA e ETS.
Pertanto in fase di co-progettazione il Codice sembra dare la possibilità alle Amministrazioni di avviare una sorta di “consultazione della collettività” con gli Enti del Terzo Settore, in analogia e contemporaneamente alla consultazione preliminare di mercato di cui agli artt. 77 e 78 del Codice.
Dunque, in analogia con la consultazione di mercato, si ipotizza che le stazioni appaltanti intenzionate ad implementare l’Amministrazione Condivisa, possano lanciare avvisi pubblici in grado di massimizzare la pubblicità e trasparenza ed avviare così un dialogo strutturato di confronto volto a garantire pubblicità e trasparenza, in modo che tutte le fasi della collaborazione risultino pubbliche e consultabili per garantire un controllo diffuso sull’operato.
Per esempio, nella realizzazione di un parco pubblico, la PA e gli ETS possono collaborare al fine di implementare soluzioni a basso impatto ambientale, prevedendo l’uso di materiali riciclati e impianti ad energia rinnovabile.
Inoltre tale mutuazione della consultazione di mercato all’Amministrazione Condivisa garantisce l’instaurarsi di fiducia reciproca, in quanto entrambe le parti devono instaurare un rapporto basato su rispetto e collaborazione, evitando dinamiche competitive. Quindi, si ritiene che le modalità che apportano un valore aggiunto siano quelle adottate in contesti territoriali più vicini alla cittadinanza al fine di ricevere un contributo attivo da parte degli stessi.
Va sottolineato che, come stabilito dall’articolo 6 del Codice, l’Amministrazione Condivisa non può essere applicata a tutte le procedure amministrative. Non è ammesso, ad esempio, il suo utilizzo per le procedure di co-programmazione, co-progettazione e accreditamento, come definite dal Titolo VII del D.Lgs. 117/2017.
In conclusione, il nuovo Codice dei Contratti Pubblici offre alle PA la possibilità di scegliere tra due modelli di gestione: una gestione tradizionale, più burocratica e competitiva, ed una modalità innovativa collaborativa, basata su un partenariato con gli ETS.
Questo approccio può portare a una maggiore efficienza nell’uso delle risorse pubbliche e a un coinvolgimento più attivo della società civile nella gestione dei beni comuni.
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