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21 Luglio 2023
La “Nature Restoration Law”
Il Parlamento europeo ha approvato il 12 luglio 2023 con 336 voti favorevoli, 300 contrari e 13 astenuti, la “Nature Restoration Law”, la prima legge sulla natura proposta e approvata dal continente europeo.
Difatti, nonostante gli sforzi dell’UE e internazionali, la perdita di biodiversità e il degrado degli ecosistemi continuano a un ritmo allarmante, danneggiando le persone, l’economia e il clima.
Finora l’UE non è riuscita ad arrestare la perdita di biodiversità. Non ha raggiunto l’obiettivo volontario di ripristinare almeno il 15% degli ecosistemi degradati entro il 2020.
Il rapporto IPCC 2022, in particolare, ha evidenziato che il mondo e l’Europa hanno una breve finestra, che si sta rapidamente chiudendo, per garantire un futuro vivibile, poiché l’aumento delle condizioni meteorologiche e climatiche estreme ha portato ad alcuni impatti irreversibili, in quanto i sistemi naturali e umani sono spinti oltre la loro capacità di adattamento.
Il documento chiede l’attuazione di azioni urgenti per il ripristino degli ecosistemi degradati, al fine di mitigare gli impatti dei cambiamenti climatici, in particolare ripristinando le zone umide e i fiumi degradati, gli ecosistemi forestali e agricoli.
I recenti sviluppi geopolitici hanno ulteriormente evidenziato la necessità di salvaguardare la sicurezza alimentare e la resilienza dei sistemi alimentari.
È stata quindi necessaria un’azione più decisa per raggiungere gli obiettivi dell’UE in materia di clima e biodiversità per il 2030 e il 2050 e per garantire la resilienza dei sistemi alimentari.
La proposta attua l’impegno assunto dall’Europa nella Strategia per la biodiversità 2030 di essere all’avanguardia nell’inversione della perdita di biodiversità e nel ripristino della natura.
La proposta di regolamento sul ripristino della natura stabilisce l’obiettivo generale di contribuire al recupero a lungo termine, continuo e sostenuto della biodiversità e della resilienza della natura nelle aree terrestri e marine dell’UE attraverso il ripristino degli ecosistemi. Il regolamento stabilisce un quadro in cui gli Stati membri metteranno in atto misure di ripristino che complessivamente copriranno almeno il 20% delle aree terrestri e marine dell’UE entro il 2030 e tutti gli ecosistemi che necessitano di ripristino entro il 2050.
Gli obiettivi della legge, vincolanti per gli stati membri, prevedono di mettere in atto misure di ripristino che coprano almeno il 20 per cento del territorio terrestre e marino dell’Unione, tutto questo entro il 2030, secondo quanto stabilito dagli impegni internazionali del programma delle Nazioni Unite “Kunming-Montreal Global Biodiversity”.
Si basa sulla legislazione esistente, ma copre tutti gli ecosistemi anziché limitarsi alla direttiva Habitat e alle aree protette di Natura 2000, con l’obiettivo di portare tutti gli ecosistemi naturali e seminaturali sulla via del recupero entro il 2030:
- fissa obiettivi di ripristino per gli ecosistemi terrestri, costieri e d’acqua dolce e per gli ecosistemi marini (che includono altre aree marine oltre a quelle coperte dalla Direttiva Habitat);
- fissa obiettivi per garantire l’assenza di perdite nette e lo sviluppo di spazi verdi urbani in città, paesi e periferie. La superficie totale nazionale degli spazi verdi urbani nelle città e nelle periferie dovrebbe aumentare di almeno il 3% della superficie totale delle città e delle periferie nel 2021, entro il 2040 e di almeno il 5% entro il 2050;
- prevede l’obbligo di rimuovere gli ostacoli sui fiumi in modo da trasformare almeno 25.000 km di fiumi in fiumi liberi entro il 2030;
- prevede l’obbligo di invertire il declino degli impollinatori e di ottenere una tendenza all’aumento delle popolazioni di impollinatori a livelli soddisfacenti. Tale obbligo si baserà su un metodo di monitoraggio degli impollinatori;
- impone a ciascuno Stato membro l’obbligo di conseguire tendenze al rialzo in una serie di indicatori importanti per la biodiversità in (i) ecosistemi agricoli (indice di farfalle delle praterie; indice di uccelli comuni; stock di carbonio organico nei terreni minerali coltivati; quota di terreni agricoli con caratteristiche topografiche ad alta diversità) e (ii) ecosistemi forestali (aumento complessivo della biodiversità e tendenze positive per quanto riguarda la connettività forestale, il legno morto, la quota di foreste disetanee, gli uccelli delle foreste e gli stock di carbonio organico);
- prevede l’attuazione di misure di ripristino, tra cui la riumidificazione delle torbiere drenate utilizzate per l’agricoltura e dei siti di estrazione della torba;
- descrive i requisiti per i piani di ripristino nazionali degli Stati membri. Le misure di ripristino devono essere pianificate strategicamente in modo da contribuire nel modo più efficace possibile al recupero della natura nell’UE e alla mitigazione e all’adattamento ai cambiamenti climatici.
La Commissione stima che, complessivamente, i benefici del ripristino di torbiere, paludi, foreste, brughiere e sottobosco, praterie, fiumi, laghi e habitat alluvionali e zone umide costiere possono essere stimati nell’ordine di 1.860 miliardi di euro (con costi stimati nell’ordine di 154 miliardi di euro). Si stimano benefici significativi anche per gli ecosistemi marini e urbani, le foreste, gli agroecosistemi e per il ripristino degli impollinatori. Ad esempio, il valore dell’impollinazione delle colture da parte degli insetti è stato stimato nell’ordine di 5 miliardi di euro all’anno nell’UE.
Un obiettivo ambizioso, quindi, a cui si è opposta la destra europea e diversi paesi membri, tra cui l’Italia (o perlomeno la maggioranza di governo rappresentata da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia).
Il Parlamento è ora pronto ad avviare i negoziati con il Consiglio sulla forma finale della legislazione. Durante questa fase, potranno essere apportate modifiche al testo.
Durante la plenaria del Parlamento europeo, il relatore della legge, lo spagnolo César Luena, ha difeso la scelta politica alla base di tale proposta: “l’81 per cento degli habitat europei versa in cattive condizioni. Non lo dico io, ma la comunità scientifica. Il 34 per cento delle nostre produzioni agricole dipende dagli insetti impollinatori, la cui popolazione è in declino. Questo parlamento non può ostacolare il ripristino degli ambienti naturali”.
Per Luena, la campagna di fake news messa in circolo dalla destra europea è nociva per le generazioni future: “Il Ppe (l’attuale maggioranza del parlamento, nda) e l’estrema destra hanno sostenuto che questa legge ridurrà le terre coltivate degli agricoltori, e quindi il loro reddito. Ma non è vero. È una menzogna. Invece di diffondere false notizie, invito chi si oppone alla legge a sedersi al tavolo dei negoziati e discutere insieme di un testo che metta a proprio agio gli stati membri”.
E ha concluso: “I voti di scarto sono stati pochi. Questo deve servire da monito: i negazionisti hanno molto potere. Magari oggi abbiamo iniziato a correggere questa deriva, ma è dalle urne che deve arrivare il segnale definitivo. Questa è una buona legge ma è solo la prima. La prossima dovrà essere ancora più ambiziosa”.
Ad ogni modo, un comunicato stampa del Parlamento europeo evidenzia che la Nature Restoration Law si applicherà solo quando la Commissione avrà fornito dati sulle condizioni necessarie per garantire la sicurezza alimentare a lungo termine e quando i paesi dell’Unione europea avranno quantificato l’area che deve essere ripristinata per raggiungere gli obiettivi di per ciascun tipo di habitat.
Il Parlamento prevede inoltre la possibilità di posticipare gli obiettivi in presenza di conseguenze socioeconomiche eccezionali.
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