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25 Aprile 2025
ATI e AgriVoltaico: incentivi e sinergie
Il Decreto Ministeriale 436/2023, pubblicato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), ha dato avvio alla misura PNRR relativa allo “Sviluppo dell’AgriVoltaico sperimentale”, allocando 1,1 miliardi di euro per sostenere la realizzazione di impianti agrivoltaici avanzati. Questi ultimi devono garantire la continuità dell’attività agricola e la produttività del suolo, nonché l’adozione di soluzioni innovative come moduli elevati da terra, rotazione delle colture e monitoraggio digitale.
Il settore dell’AgriVoltaico in Italia sta vivendo una fase di significativo sviluppo, favorito da una serie di misure normative e di incentivazione, quali il D.M. in oggetto. L’obiettivo principale è favorire l’integrazione tra produzione agricola ed energia fotovoltaica, attraverso sistemi che non compromettano la destinazione agricola del suolo, ma anzi promuovano una sinergia tra le due attività. In questo contesto, le Associazioni Temporanee di Imprese (ATI) si rivelano strumenti fondamentali per permettere la collaborazione tra soggetti con competenze diverse, come imprese agricole e operatori del settore energetico.
Le ATI si configurano come una modalità organizzativa flessibile, capace di mettere insieme soggetti economici distinti per la realizzazione di un progetto comune, mantenendo però la propria autonomia giuridica. Due sono le principali configurazioni individuate:
- orizzontale, nel caso in cui tutte le imprese aderenti svolgano la medesima funzione all’interno del progetto;
- verticale, quando le attività sono suddivise tra i partner in funzione delle rispettive competenze e settori di specializzazione.
Quest’ultima configurazione è la più ricorrente nel settore AgriVoltaico, dove l’impresa agricola mantiene la titolarità del fondo e della produzione agricola, mentre l’operatore energetico cura la progettazione, realizzazione e gestione dell’impianto fotovoltaico.
I soggetti beneficiari degli incentivi offerti dal Ministero sono imprenditori agricoli, singoli o associati, comprese quindi le ATI. Tali aggregazioni possono partecipare a bandi competitivi per l’assegnazione degli incentivi, che comprendono sia un contributo in conto capitale fino al 40% dei costi ammissibili, sia una tariffa incentivante sull’energia prodotta. È previsto un tetto di potenza massima per ciascun impianto (1 MW) e una potenza minima totale cumulativa pari a 1,04 GW, con una produzione annua attesa di circa 1,3 TWh.
Un ulteriore sviluppo normativo è stato introdotto con il Decreto Legge n. 63/2024, conosciuto anche come “Decreto Agricoltura”, che interviene per limitare l’installazione di impianti fotovoltaici a terra in aree agricole, se non strettamente funzionali alla coltivazione e compatibili con essa. Tuttavia, sono espressamente esclusi da tale divieto gli impianti agrivoltaici avanzati, a condizione che siano conformi alle Linee Guida del MASE e che garantiscano la prosecuzione delle attività agricole. Tale esclusione è fondamentale per non ostacolare lo sviluppo dei progetti in ATI, i quali rientrano pienamente nel perimetro delle disposizioni favorevoli.
L’ATI rappresenta quindi una soluzione ottimale per rispondere alla crescente complessità tecnica, normativa e finanziaria che caratterizza i progetti agrivoltaici. Le imprese agricole, che spesso non dispongono delle risorse necessarie per affrontare autonomamente investimenti così consistenti, possono così allearsi con operatori specializzati nella produzione energetica. In questo modo, ciascun soggetto mantiene la propria autonomia, ma beneficia delle competenze e delle capacità organizzative dell’altro, ottimizzando i risultati finali.
Attraverso la misura prevista dal D.M. 436/2023 e le deroghe introdotte dal D.L. 63/2024, l’Italia si pone tra i paesi europei all’avanguardia nel promuovere una transizione energetica sostenibile che coinvolga attivamente il settore primario.
La possibilità di costituire ATI consente di superare le barriere strutturali e finanziarie che spesso limitano l’accesso agli incentivi per le singole imprese agricole, favorendo invece forme di cooperazione che massimizzano l’efficacia degli interventi e la redditività complessiva.
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