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25 Marzo 2022
I modelli di business basati sull’economia circolare
Cosa sono e come funzionano?
“Estrarre, produrre, utilizzare e gettare” ovvero “take-make-dispose” è il nostro modello di economia, di tipo lineare, basato su due fattori: il basso costo delle materie prime e la loro estrazione.
La crisi attuale ha evidenziato le debolezze del modello di business lineare appena descritto, soprattutto nelle catene delle risorse e del valore, rilevando una serie di danni e svantaggi a carico delle incolpevoli PMI e delle società coinvolte nell’industria nonché in danno dei consumatori.
Invece, la metodologia e i principi dell’economia circolare contrastano con il tradizionale modello economico lineare, il quale è oramai divenuto obsoleto e non correlabile allo stato attuale del mercato e della disponibilità delle materie prime.
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L’economia circolare è un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e dei prodotti già esistenti. E ciò, il più a lungo possibile – nel concetto di “chiudere il cerchio” ovvero “closing the loop” – lungo il flusso dei materiali.
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Nella letteratura scientifica si rinviene che in un’economia circolare i flussi di materiali sono di due tipi: quelli biologici – in grado di essere reintegrati nella biosfera – e quelli tecnici – destinati ad essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera.
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Quello che diviene centrale e fondamentale nell’economia circolare è proprio il concetto di non generare rifiuti durante il flusso dei materiali, ma impiegare i medesimi rifiuti come nuovo prodotto per la creazione di un bene o per l’erogazione di un servizio.
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Già nel 2015 la Commissione europea aveva spronato gli Stati, adottando un piano d’azione per contribuire ad accelerare la transizione dell’Europa verso un modello di economia circolare, promuovendo una crescita economica sostenibile, al fine di creare anche nuovi posti di lavoro.
Ed ancora la stessa Commissione europea, in linea con l’obiettivo di neutralità climatica del 2050, aggiornava il piano di azione nel marzo 2020 (aggiornato poi nel febbraio 2021), incentrando la prevenzione dei rifiuti e la loro gestione ottimale, promuovendo la crescita, la competitività e la leadership globale del’UE nel settore.
Ed infatti oggi sono attivi standard internazionali e nazionali coinvolti nella definizione dell’economia circolare nonché nella possibilità di misurare – attraverso degli indicatori – il livello di circolarità di un’impresa.
La misurazione si fonda sul monitoraggio di aspetti fisici, economici e sociali dei sistemi di volta in volta presi ad esame al fine di acquisire informazioni utili a identificare gli ambiti di miglioramento e stabilire nuove priorità – ciclo di Deming: analyze – improve – measure.
Ad oggi, in ambito internazionale sono in cantiere – ISO TC/323 – 4 standard per la definizione e la parametrazione dell’economia circolare, mentre a livello nazionale con UNI, vi è un gruppo di lavoro che affronta il tema della misurazione della circolarità e un altro gruppo di lavoro che esamina le buone pratiche italiane.
Entro un anno dovrebbe avvenire la pubblicazione dello standard nazionale UNI1608856 – di competenza della commissione UNI/CT 057 Economia circolare – intitolato “Misurazione della circolarità – Metodi ed indicatori per la misurazione dei processi circolari nelle organizzazioni”, atteso anche il medesimo progetto è in fase di “valutazione finale” con scadenza al 20.4.2022.
Economia circolare, dunque, è necessità di slegare la crescita economia dall’uso smodato ed eccessivo delle materie prime ed è un modello di business al quale tutti gli operatori economici dovranno aderire non solo per future disposizioni normative, ma anche per interessi economici propri legati alla sopravvivenza d’impresa.
La transizione verso un’economia circolare, incontrovertibilmente, potrà portare numerosi vantaggi lato operatori economici tra cui: la riduzione delle emissioni di CO2 e degli altri gas a effetto serra; più sicurezza circa la disponibilità di materie prime; aumento della competitività; impulso all’innovazione e alla crescita economica (un aumento del PIL dello 0,5%); incremento dell’occupazione.
Lato consumatori, con l’economia circolare, si potranno avere prodotti più durevoli ed innovativi in grado di far risparmiare e migliorare la qualità della vita.
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In generale questo modello di business garantisce l’estensione del ciclo di vita dei prodotti, contribuendo a ridurre i rifiuti al minimo, poiché i materiali di cui è composto verranno reintrodotti nel ciclo economico.
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Diviene fondamentale per gli operatori economici attivare la transizione da un modello lineare ad un modello circolare di business, riuscendo a giovarsi di tutte le possibili opportunità e benefici.
Processo questo che non potrà fare a meno della preliminare fase di acquisizione delle competenze.
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