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30 Maggio 2025
Finanziamenti PNRR e Fondo Europeo di Coesione: nuove opportunità e sfide per la riprogrammazione
Lo scorso anno, per rifinanziare gli interventi esclusi dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), il Governo è intervenuto con il Decreto Legge “PNRR Quater”.
Questo Provvedimento ha previsto l’utilizzo di risorse nazionali già allocate ad altre spese in conto capitale. Una scelta dettata dall’urgenza di garantire la copertura degli investimenti programmati, ma che allo stesso tempo ha messo in discussione uno dei principi cardine del PNRR: la natura addizionale delle risorse europee. Queste ultime, infatti, sono concepite per affiancare e rafforzare le politiche nazionali, non per sostituirsi ad esse.
Oggi, invece, per la nuova fase di riprogrammazione, si apre una strada grazie a una recente Comunicazione della Commissione Europea (link), pubblicata nell’ambito del riesame intermedio dei Programmi della Politica di Coesione.
In risposta alle difficoltà attuative che molti Stati Membri stanno incontrando nella realizzazione dei progetti PNRR, la Commissione propone infatti una soluzione che rappresenta un vero e proprio cambio di paradigma.
La proposta prevede che i progetti finanziati dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza (RRF) a rischio di non essere completati entro la scadenza di agosto 2026, possano essere rifinanziati tramite il Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (FESR). A condizione, però, che ciascuno Stato Membro identifichi tali progetti entro Giugno 2025.
Quest’apertura segna una discontinuità rispetto all’approccio tradizionale della Commissione, che fino ad oggi aveva mantenuto un netto distinguo tra RRF e Fondi Strutturali, sia per motivi tecnici – come il rischio di “doppio finanziamento” – sia per ragioni strategiche. Il FESR, infatti, con un orizzonte temporale più ampio (fino a dicembre 2029), era stato pensato come strumento di consolidamento degli interventi del PNRR, in una logica di complementarietà e continuità nel tempo.
Ora, con la nuova Comunicazione, la Commissione prende atto dei ritardi accumulati nell’attuazione dei Piani nazionali e ammette l’uso dei Fondi di Coesione come “rete di salvataggio” per evitare che interventi importanti vengano cancellati a causa di ritardi.
Per facilitare il processo di riprogrammazione, la Commissione propone anche una revisione mirata del quadro normativo della Politica di Coesione. Le modifiche vanno nella direzione di:
- aggiornare le priorità di investimento, tenendo conto dei cambiamenti del contesto economico, sociale e geopolitico intervenuti negli ultimi anni, oltre che a rafforzare l’impegno su obiettivi strategici come la transizione ecologica e la sostenibilità ambientale;
- introdurre maggiore flessibilità e incentivi, con l’obiettivo di velocizzare la distribuzione delle risorse e accelerare l’attuazione dei Programmi.
Un’accelerazione resa ancora più urgente dal fatto che il prossimo Multiannual Financing Framework (MFF) entrerà in vigore solo nel 2028. Come chiarisce la stessa Commissione nella Comunicazione: “L’Unione non può aspettare. È necessario agire ora.”
È quindi fondamentale agire subito, sfruttando al meglio anche il ciclo finanziario attuale.
In questo scenario, gli Stati Membri sono chiamati ad aggiornare e adeguare i Programmi operativi esistenti, con l’obiettivo di massimizzare il contributo delle Politiche di Coesione alle priorità strategiche dell’Unione Europea.
Un passaggio delicato, ma cruciale, per trasformare i ritardi in opportunità di riallineamento strategico.
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