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28 Luglio 2023

D. Lgs. 36/2023 già obsoleto nel 2024? L’analisi del presidente aggiunto del Consiglio di Stato

D. Lgs. 36/2023 già obsoleto nel 2024? L’analisi del presidente aggiunto del Consiglio di Stato

Il Presidente Aggiunto del Consiglio di Stato, Carmine Volpe, ha analizzato il nuovo Codice dei Contratti Pubblici, evidenziandone le novità e le criticità.

Il nuovo Codice rappresenta la terza codificazione in 17 anni, elaborata dalla Commissione speciale incaricata dal Governo, e si presenta come una creazione ex novo piuttosto che una revisione del precedente. La sua principale caratteristica è l’immediata applicabilità, finalizzata a semplificare il processo amministrativo e contrastare la “burocrazia difensiva” che ostacola le azioni dell’amministrazione.

Tra le novità, Volpe sottolinea la codificazione dei principi, l’introduzione dell’appalto integrato per i lavori, la figura del “general contractor,” l’adozione delle procedure negoziate e degli affidamenti diretti nel sotto soglia, la semplificazione normativa del Partenariato Pubblico-Privato (PPP), l’introduzione di un procedimento dedicato alla localizzazione delle opere di interesse statale, la riduzione dei livelli di progettazione e la definizione del sistema di qualificazione delle stazioni appaltanti e delle centrali di committenza.

Queste modifiche sono volte a incoraggiare la digitalizzazione e allinearsi con gli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Un aspetto significativo riguarda la revisione delle competenze dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) e il passaggio del RUP da responsabile “di procedimento” a responsabile “di progetto,” con la possibilità di nominare un “responsabile di fase.” Ciò mira a delimitare le responsabilità e a ridurre la “paura della firma” per gli attori coinvolti nella realizzazione di interventi pubblici.

Tuttavia, il nuovo Codice presenta alcune criticità. Non tutte le norme sono self-executing e alcune richiedono ulteriori regolamenti ministeriali e provvedimenti di altre amministrazioni. Inoltre, la disciplina transitoria e la gerarchia delle fonti sono complesse e possono portare a confusione nella loro applicazione.

La gerarchia dei principi è un altro punto di discussione, poiché i primi tre principi hanno la supremazia e fungono da base per interpretare e applicare le disposizioni del Codice, mentre gli altri sembrano essere specifiche discipline di dettaglio.

Volpe si chiede se il nuovo Codice rappresenti davvero una semplificazione normativa, dato il suo ampio contenuto e le numerose disposizioni negli allegati. 

L’enorme sforzo compiuto dal Consiglio di Stato nell’elaborare il nuovo Codice è da apprezzare, considerando la complessità e la diversità della materia dei contratti pubblici. Tuttavia, l’efficacia della riforma dipenderà dalla completa implementazione dell’e-procurement entro i tempi previsti e dalla riduzione del numero di stazioni appaltanti, un obiettivo che era fallito nel Codice precedente.

Volpe conclude riflettendo sul futuro del nuovo Codice, che potrebbe diventare obsoleto già prima della fine del periodo transitorio. Le modifiche delle direttive europee nel settore dei contratti pubblici, previste ogni dieci anni, potrebbero richiedere ulteriori cambiamenti normativi. Si suggerisce di considerare se sarebbe stato sufficiente un restyling dell’esistente o se il vero motore per il nuovo codice sia stato il PNRR e l’obbligo di soddisfare i requisiti per ottenere finanziamenti europei.

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