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21 Ottobre 2022
PNRR: una nuova relazione del DPC evidenzia difficoltà di garantire il rispetto della clausola del 40% delle risorse per il Sud
L’impegno del Governo di destinare almeno il 40% degli investimenti del PNRR alle Regioni del mezzogiorno è appeso a stime e ripartizioni teoriche. Considerando esclusivamente le misure già attivate, la quota si ferma oggi al 34%.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) prevede la destinazione del 40% delle risorse complessivamente assegnate alle Regioni del Mezzogiorno (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia), per un importo pari a circa €82 miliardi. Ciò sottolinea attenzione ai principi di coesione territoriale, di riequilibrio e rilancio del Sud, pilastri e obiettivi prioritari del Piano. In particolare, l’asse strategico della coesione territoriale, mira a ridurre il divario di cittadinanza e a superare le profonde disuguaglianze e la debolezza strutturale del sistema produttivo del Sud, in ottemperanza a quanto richiesto nelle Raccomandazioni della Commissione Europea. Nello specifico, si stima che – grazie alle azioni previste nel Piano – la quota del Mezzogiorno sul PIL nazionale salirebbe dal 22% del 2019 al 23,4% nel 2026.
L’assegnazione del 40% delle risorse è peraltro ulteriormente ribadita a livello normativo, con il DL n. 77 del 2021 (DL Semplificazioni) che disciplina nella parte I la governance del PNRR, in cui si dispone che è compito delle Amministrazioni centrali titolari di interventi previsti dal PNRR assicurare che la quota di risorse da destinare alle Regioni del Sud venga rispettata.
Il Dipartimento per la Coesione Territoriale – istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri – monitora e verifica successivamente il rispetto del predetto obiettivo e, ove necessario, sottopone gli eventuali casi di scostamento alla Cabina di Regia, che si occupa di porre in essere eventuali misure correttive o compensative per sanare le deficienze.
In quest’ottica, il Dipartimento per la Coesione ha pubblicato il 9 marzo scorso la Prima Relazione Istruttoria sul rispetto del vincolo di destinazione alle Regioni del Mezzogiorno di almeno il 40% delle risorse allocabili territorialmente.
Ad esito di questa valutazione, emergeva che le risorse destinate al Sud ammontavano al 40,8%.
Oggi, tuttavia, una nuova Relazione del Dipartimento evidenzia difficoltà nel rispettare la clausola a fronte di una talvolta scarsa capacità progettuale delle Amministrazioni, troppo bassa spesso per arrivare alla soglia predefinita del 40%. Considerando, infatti, tutta la massa di risorse mobilizzata dal Piano, il Sud è al 30 giugno 2022 a quota €86,4 miliardi quindi al 41%. Si scende però notevolmente, a €71,6 miliardi, ovvero al 34% considerando esclusivamente le misure già avviate. La Relazione sottolinea quindi come la quota di risorse destinate al Mezzogiorno possa risentire della insufficiente capacità di assorbimento delle risorse da parte dei potenziali beneficiari, quali persone fisiche, imprese, Enti pubblici.
Di qui il rinnovato suggerimento a prevedere interventi mirati a sostegno della governance, con l’attivazione di clausole e meccanismi di salvaguardia volti a garantire l’assegnazione di almeno il 40% delle risorse al Mezzogiorno. In sostanza, espandere a tutto il Piano quanto avvenuto sinora solo con riferimento a specifici bandi per i quali – a fronte di un iniziale basso tasso di risposta al Sud – sono stati riaperti i termini per la presentazione di proposte progettuali (es. Bando Asili Nido, Bando per Progetti di Economia Circolare, etc.).
Rispetto alla prima Relazione del DPC, comunque, si notano alcuni passi in avanti da parte dei Ministeri dato che le misure attivate e i progetti identificati sono aumentati, ma resta immutata la fragilità di fondo dell’impianto.
Anche le diverse performance dei singoli Ministeri sono tra loro abbastanza difformi.
Ad esempio, il MISE si ferma a una quota Sud del 24,5%, principalmente per l’impossibilità di ripartire a tavolino gli incentivi fiscali automatici del Piano Transizione 4.0 (che pesano più del 50% delle risorse PNRR gestite dal Ministero).
Largamente sotto soglia c’è anche il Ministero per il Turismo, fermo ad una quota del 28,6%. Al contrario, ben oltre il target – e quindi particolarmente virtuosi – si posizionano il MIMS (48,2%) e il Ministero dell’Istruzione (44,2%).
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