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17 Marzo 2023
Cosa prevede il nuovo Programma europeo REPowerEU e come potrà essere integrato nel PNRR italiano
In risposta alle difficoltà del mercato energetico internazionale, nel dicembre 2022 la Commissione Europea ha ufficialmente presentato il Piano REPowerEU, che fissa una serie di misure per ridurre rapidamente la dipendenza dai combustibili fossili russi e accelerare la transizione verde, aumentando allo stesso tempo la resilienza del sistema energetico europeo.
Il Piano, in particolare, chiede – ai Paesi Membri che sceglieranno di aderirvi – uno sforzo su tre fronti: a) diversificare, collaborando con partner internazionali per trovare forniture energetiche alternative di gas, petrolio e carbone; b) risparmiare, coinvolgendo tutti i cittadini, le imprese e le organizzazioni; c) accelerare la diffusione di energia pulita, investendo su fonti rinnovabili e sulla transizione ecologica. Complessivamente l’UE ha messo in campo € 20 miliardi aggiuntivi per il finanziamento di questo Programma (queste risorse arriveranno per il 60% – € 12 miliardi – attraverso il Fondo per l’Innovazione e per il restante 40% – € 8 miliardi – attraverso aste anticipate di quote “ETS”, il sistema per lo scambio delle quote di emissione).
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Come gli altri Paesi coinvolti, l’Italia è chiamata ad inviare entro il prossimo 30 aprile una proposta di revisione dell’Agenda Next Generation EU, compreso il capitolo sul nuovo REPowerEU.
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Infatti, anche se i traguardi e gli obiettivi sono in gran parte fissati a livello europeo, l’attuazione di molte misure resta di competenza degli Stati Membri e necessita di riforme e investimenti mirati. Anche se ad oggi non possiamo sapere in modo definitivo quanti e quali Paesi sceglieranno di aderire al Piano, secondo i dati condivisi dalla Commissione Europea, l’Italia potrebbe richiedere fino a € 2,67 miliardi (quasi pari al 14% del totale stanziato), che si aggiungono alle risorse già destinate al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Le risorse aggiuntive potranno essere destinate a nuovi investimenti e/o riforme oppure a sezioni supplementari di misure già previste, che saranno così potenziate sia economicamente che a livello di scadenze, che dovranno essere più ambiziose rispetto a quelle già in essere, di modo da contribuire concretamente al raggiungimento degli obiettivi indicati nel Piano. La Commissione ha invitato gli Stati a prediligere l’incremento delle misure già in essere, piuttosto che la creazione di nuove.
All’interno della Guida distribuita dalla Commissione, sono citati alcuni esempi di interventi da includere nel capitolo dedicato al Piano. Tra questi, si ricordano: il potenziamento delle infrastrutture energetiche per l’approvvigionamento del gas, per garantire una maggiore indipendenza dalle forniture russe (almeno il 30% delle risorse complessivamente destinate); l’incremento dell’efficienza energetica degli edifici, attraverso ad esempio l’integrazione di fonti di energia sostenibile o la decarbonizzazione dei sistemi di riscaldamento e raffreddamento; il contrasto alla povertà energetica; la riduzione della domanda e del consumo energetico.
Tutte le misure previste dovranno rispettare gli stessi principi imposti a riforme e investimenti del PNRR, tra cui il Principio DNSH (c.d., la regola di non arrecare danni significativi all’ambiente e al clima). In particolare, le deroghe finalizzate alla diversificazione dell’approvvigionamento a breve termine dovranno essere comunque applicate in coerenza con gli obiettivi di riduzione delle emissioni al 2030. I Paesi, inoltre, dovranno essere in grado di dettagliare in che modo i nuovi interventi contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi del REPowerEU, non solo a livello nazionale ma anche comunitario.
Attualmente nel PNRR sono inclusi n. 12 investimenti e n. 4 riforme normative a tema energetico, per un totale di n. 16 interventi previsti. Di questi, n. 8 interventi (la metà) si occupano di idrogeno e, nello specifico, come impiegarlo come fonte di energia in diversi settori, da quello del trasporto ferroviario a quello stradale. Le altre misure, comunque, si occupano della produzione e consumo di energie rinnovabili. Tutte tematiche in linea con gli sforzi richiesti dal REPowerEU. Quello che attualmente manca nel nostro PNRR è invece tutto ciò che il nuovo Piano auspica in termini di forniture di gas. I PNRR nazionali, infatti, sono stati studiati e programmati in un momento precedente allo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina e, pertanto, prima della crisi energetica.
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In conclusione, il Piano REPowerEU costituirà solo una delle parti per la revisione del PNRR che il governo italiano ha annunciato di voler proporre alla Commissione.
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Anche se non sappiamo ancora nei dettagli in cosa consisteranno tali proposte di modifica, sappiamo già quali sono le principali criticità sollevate dal Governo. In primis, la difficoltà di realizzazione delle opere e dei progetti con le risorse inizialmente stanziate, a causa dell’aumento del costo dell’energia e delle materie prime in seguito allo scoppio della guerra. In secondo luogo, la rigidità dei tempi di attuazione del PNRR a causa di un cronoprogramma serrato, che contrasta con le tempistiche burocratiche e amministrative spesso dilatate in una realtà come quella italiana.
Entrambi questi fattori portano in sé il rischio intrinseco che alcuni interventi inizialmente programmati non vengano correttamente eseguiti, condizione necessaria per poter procedere alla revisione del PNRR. Infatti, la possibilità di modificare l’Agenda è prevista dal Regolamento UE per tutti i beneficiari e in qualsiasi momento di attuazione del Piano, purché venga rispettata una condizione: le modifiche devono essere giustificate da circostanze oggettive, che di fatti impediscono la realizzazione dei traguardi e degli obiettivi inizialmente previsti.
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