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16 Giugno 2023
Nuovo Codice degli Appalti: Relazione al Parlamento del Presidente dell’Autorità Nazionale Anti Corruzione
Il Presidente dell’Anac, Giuseppe Busia, ha presentato alla Camera dei Deputati la Relazione annuale dell’attività dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, affrontando diversi temi di rilievo. Uno dei punti principali riguarda il nuovo Codice degli Appalti, evidenziando il rischio dell’eccessivo ricorso a deroghe e a soglie troppo elevate.
All’interno della sua relazione, il Presidente sostiene che non si dovrebbe abusare delle deroghe presenti nel nuovo testo normativo, poiché ciò potrebbe comportare rischi ulteriori anziché semplificazioni e maggiore trasparenza. L’aumento delle soglie per gli affidamenti diretti e l’eliminazione di avvisi e bandi per lavori fino a cinque milioni di euro sono considerati scorciatoie inefficaci.
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Un altro argomento affrontato riguarda il subappalto a cascata.
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Viene sottolineato che il nuovo Codice degli Appalti ha eliminato il divieto di subappalto a cascata, ma avverte che questo può portare a una riduzione progressiva del prezzo della prestazione ad ogni passaggio tra i contraenti successivi. Ciò può compromettere la qualità del lavoro svolto o le condizioni di lavoro dei dipendenti impiegati. Quando il subappalto non è giustificato dalla specificità delle prestazioni, può essere svantaggioso per la stazione appaltante, i lavoratori e le imprese subappaltatrici, che vedono ridursi i propri margini di profitto.
Il Presidente dell’Autorità rimarca la mancanza dell’obbligo di dichiarare il titolare effettivo dell’impresa nelle gare pubbliche. Sottolinea che gli enti pubblici devono conoscere i soggetti con cui intrattengono rapporti contrattuali al di là delle strutture societarie. È auspicabile che il legislatore colmi questa lacuna e introduca sanzioni adeguate all’omessa o falsa dichiarazione, in linea con la normativa internazionale sull’antiriciclaggio.
Viene successivamente evidenziata l’importanza della qualificazione delle stazioni appaltanti per modernizzare l’Italia e raggiungere gli standard europei. Tuttavia, ritiene che l’innalzamento a 500.000 euro della soglia oltre la quale è obbligatoria la qualificazione per l’affidamento di lavori pubblici limiti le potenzialità della riforma, escludendo quasi il 90% delle gare espletate dal sistema di qualificazione.
Nella sua relazione, il massimo rappresentante dell’Autorità poi propone una drastica riduzione del numero di stazioni appaltanti e la concentrazione delle procedure di affidamento in centrali di committenza specializzate, diffuse sul territorio. Queste centrali dovrebbero diventare centri di competenza al servizio delle altre stazioni appaltanti, allo scopo di assicurare procedure rapide, selezionare i migliori operatori e garantire maggiori risparmi nell’interesse generale.
Riguardo al PNRR, si ritiene che sia necessaria la rinegoziazione di alcune misure, considerando che non tutti gli investimenti hanno la stessa urgenza e alcuni possono essere finanziati da altre fonti europee. Sottolinea l’importanza di considerare il PNRR come un terreno condiviso, al di sopra delle dispute politiche a breve termine, e richiede la massima trasparenza e controllo dei progetti e degli investimenti.
Il Presidente non perde occasione di evidenziare anche la necessità di implementare la disciplina sulla parità di genere e generazionale nei contratti pubblici, al fine di offrire migliori opportunità occupazionali alle donne e ai giovani. Tuttavia, i dati indicano che molte stazioni appaltanti non inseriscono le clausole corrispondenti nei bandi di appalto.
Infine, viene menzionato il Decreto Ponte dello Stretto di Messina. Il Presidente Busia conclude la sua relazione evidenziando uno squilibrio a sfavore della parte pubblica nel rapporto con il settore privato, in cui la maggior parte dei rischi ricade sul pubblico. Al fine di porre rimedio a tale situazione, sollecita l’esecutivo ad apportare interventi emendativi per rafforzare le garanzie della parte pubblica, i quali non sono stati accolti dal Governo durante la conversione del decreto.
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