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17 Novembre 2023
Parità di genere e generazionale nelle Amministrazioni pubbliche italiane: persistono divari territoriali
La disparità di genere è un tema centrale nel mondo del lavoro.
Guardando ai grandi numeri, generalmente si parla di tutela della parità di genere indicando una situazione in cui le donne risultano meno occupate rispetto agli uomini. Un recente articolo di Open Polis dimostra che ciò non sia altrettanto vero all’interno delle Amministrazioni, ove la presenza femminile è leggermente maggiore rispetto a quella maschile.
Si tratta però di un dato molto differenziato tra le diverse Amministrazioni italiane.
Si tratta di un dato interessante, dal momento che per poter lavorare all’interno di un soggetto pubblico, è necessario passare un concorso ove l’equità deve essere garantita per legge.
La parità di genere è garantita dalle recenti modifiche al DPR 487/1994, contenute all’interno del DL 36/2022, provvedimento contestuale alla riforma della PA prevista nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Tali modifiche hanno introdotto l’obbligatorietà di inserire, all’interno del bando di concorso, la percentuale di rappresentanza dei generi nell’Amministrazione che lo indice: se la differenza tra uomini e donne è superiore al 30%, l’appartenenza al genere meno rappresentato costituisce titolo di preferenza in caso di parità di punteggio.
Stando all’ultima versione disponibile del Censimento Permanente delle Istituzioni Pubbliche, le donne rappresentano quasi il 59% del totale dei lavoratori della PA, ossia 1,9 milioni.
Interessante è anche notare come la fascia di età più rappresentata sia quella compresa tra i 50 e i 59 anni (quasi il 24% del totale). Di contro, gli uomini della stessa fascia di età pesano per solo il 15,3% del personale.
Guardando alla situazione nelle sole Amministrazioni locali, si nota una simile dinamica.
Le donne compongono il 55% del personale dei Comuni, circa 200.000. Di queste, 92.000 hanno un’età compresa tra i 50 e i 59 anni, ossia circa il 25% del personale. Di contro, gli uomini della stessa fascia d’età sono quasi 71.000, poco meno del 20%. Le donne sono leggermente più numerose degli uomini in tutte le fasce d’età, con l’eccezione degli over 60, ove sono 35.000 contro 43.000 uomini.
È importante comunque sottolineare come questo trend vari molto da Comune a Comune. Considerando per semplicità solo i capoluoghi, quelli in cui risultano assunte più donne in percentuale sul totale si trovano tutti in Emilia-Romagna: Bologna (76%), Forlì e Reggio Emilia (74%), Parma e Modena (73%). Minore incidenza di donne del personale si riscontra invece nei Comuni del Mezzogiorno: Caserta (32%), Cosenza (31%) e Salerno (29%).
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Un altro tema molto discusso è la carenza di giovani all’interno della PA italiana.
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Come per la parità di genere, anche questo dibattito è stato riaperto dal PNRR, dal momento che una delle priorità è proprio il rinnovamento del sistema pubblico e la sua innovazione.
Infatti, metà degli 8.000 Comuni italiani non rileva alcun giovane sotto i 35 anni tra i propri lavoratori e soltanto poco più dell’1% del personale (4.655 persone) della PA ha meno di 30 anni.
Anche in questo caso si notano alcune discrepanze territoriali. Il Comune che ha più giovani assunti è Cuneo (11%), a cui seguono Sondrio e Catanzaro, entrambi al 10%. Sono invece ben 16 i capoluoghi in cui si registrano 0 assunti sotto i 30 anni, per la maggior parte Comuni del Mezzogiorno: Rieti, Caserta, Salerno, Foggia, Andria, Brindisi, Cosenza, Reggio Calabria, Trapani, Palermo, Messina, Agrigento, Caltanissetta, Catania, Siracusa e Nuoro.
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