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08 Marzo 2024
La sostenibilità nel settore sanitario – la sfida dell’economia circolare
Come noto agli addetti del settore, il settore sanitario è uno di quelli che il Green Public Procurement, tra cui gli stessi CAM, non è mai riuscito a “scalfire”.
Da una parte, infatti, ci si trova di fronte ad un mercato complesso, costituito spesso da multinazionali che difficilmente dialogano con la Pubblica Amministrazione per modificare il proprio sistema produttivo; dall’altra, la collettività associa ai prodotti e servizi sanitari una prerogativa che le consente di mettere in secondo piano un prodotto o servizio ambientalmente sostenibile.
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In altre parole le preferenze di acquisto non sono sulla sostenibilità ambientale e sociale, ma solo sull’efficacia della cura.
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A tal proposito, secondo un recente Comunicato del Directorate General for Environment della Commissione Europea, il tipo di attività svolte nel settore sanitario, i trattamenti, le tecnologie utilizzate, gli spazi di lavoro, i tipi di materiali acquistati e il modo di consumare, tra gli altri, sono cambiati significativamente negli ultimi anni, con un impatto sulla generazione di rifiuti e sul relativo trattamento.
Un esempio citato nel Comunicato è l’introduzione dell’imaging diagnostico digitale, che ha contribuito all’eliminazione di alcuni rifiuti dai centri sanitari. In questo modo, le pratiche tradizionali che coinvolgevano l’uso di pellicole fotografiche o altri materiali fisici per le immagini diagnostiche sono state sostituite da processi digitali.
La digitalizzazione ha quindi portato a una significativa riduzione dei rifiuti, poiché, per ottenere tali immagini, non sono più necessari materiali fisici tradizionali, come pellicole e prodotti chimici.
In contrapposizione, l’introduzione di nuovi dispositivi medici o strumenti con componenti elettronici può invece generare nuovi tipi di rifiuti, derivanti da parti obsolete o dispositivi che devono essere sostituiti con quelli più tecnologicamente avanzati. Poiché tali dispositivi medici moderni spesso contengono componenti elettronici complessi, la gestione di tali “nuovi” rifiuti da essi generati può rappresentare una nuova e complessa sfida per la sostenibilità.
Per quanto riguarda il tasso di generazione di rifiuti infettivi a livello dell’UE, tale dato si attestava nel 2013 a circa 1,6 chilogrammi per letto al giorno.
Ancora più in generale, la gestione dei rifiuti sanitari genera forti impatti ambientali e di salute e sicurezza pubblica.
I rifiuti sanitari possono generare infatti rischio di infezione e contaminazione e una errata gestione del rifiuto può aumentare il rischio di diffusione di malattie infettive.
In secondo luogo i rifiuti medici, se non correttamente smaltiti, possono rilasciare sostanze inquinanti nell’aria, nel suolo e nella rete idrica.
Terzo, come già anticipato, sono presenti impatti legati all’inquinamento elettronico, derivanti dall’uso di dispositivi medici avanzati che contengono componenti elettronici, che devono essere correttamente smaltiti per evitare un ulteriore inquinamento elettronico.
Il settore sanitario può quindi contribuire significativamente alla mitigazione e adattamento, affrontando la sfida di rendere i suoi processi e servizi più circolari. Un mercato sanitario (e una conseguente spesa pubblica) basato sull’economia circolare può avere un impatto significativo sulle attività di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici.
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