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04 Marzo 2022
Stabilite con una proposta di Direttiva le norme che impongono alle imprese la due diligence di sostenibilità
Al via il vaglio della proposta
Nella giornata di giovedì 24 febbraio la Commissione europea ha stabilito con una proposta di Direttiva le norme che impongono alle imprese in materia di sostenibilità di eseguire vere e proprie due diligence.
La Direttiva prevede l’obbligo per le imprese di individuare e, se necessario, evitare, far cessare o attenuare gli effetti negativi delle loro attività sui diritti umani e sull’ambiente.
La Direttiva ha l’obiettivo di offrire alle imprese certezza giuridica e parità di condizioni e di garantire maggiore trasparenza a consumatori e investitori.
Le nuove norme sulla due diligence si applicheranno alle imprese e ai settori seguenti:
Imprese dell’UE:
- gruppo 1: tutte le società a responsabilità limitata dell’UE di dimensioni e potere di fatturato netto a livello mondiale che supera i 150 milioni di EUR e con oltre 500 dipendenti.
Secondo i calcoli di Bruxelles, si tratta di circa 9400 imprese europee.
Le imprese del gruppo 1 dovranno disporre di un piano per garantire che la loro strategia commerciale sia compatibile con la limitazione del riscaldamento globale a 1,5°C, in linea con l’accordo di Parigi - gruppo 2: altre società a responsabilità limitata che operano in determinati settori a impatto elevato, non raggiungono entrambe le soglie del gruppo 1, ma hanno più di 250 dipendenti e un fatturato netto a livello mondiale pari o superiore a 40 milioni di EUR. Per queste società, le norme inizieranno ad applicarsi due anni dopo rispetto al gruppo 1.
A queste aziende, stimate in 3400 basate in Ue, le nuove regole sulla due diligence si applicheranno con 2 anni di ritardo.
Imprese di paesi terzi attive nell’UE:
- società con una soglia del fatturato generato nell’UE in linea con i gruppi 1 e 2.
Le imprese stimate sono all’incirca 4.000
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Le piccole e medie imprese (PMI) non rientreranno direttamente nel campo di applicazione della proposta, a seguito del doppio parere negativo espresso da parte del Regulatory Srutiny Board (Rsb) tra le altre accusato, per questo aspetto, di “aver ceduto alle lobby” .
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Ad ogni modo, la proposta si applicherà alle operazioni delle società stesse, alle loro controllate e alle loro catene del valore (rapporti commerciali diretti e indiretti consolidati).
Per garantire che la due diligence diventi parte del funzionamento complessivo delle imprese, sarà necessario coinvolgere gli Amministratori.
Per questo motivo la proposta introduce anche l’obbligo per questi ultimi di istituire e controllare l’attuazione della dovuta diligenza e di integrarla nella strategia aziendale. Inoltre, nell’adempimento del loro obbligo di agire nel migliore interesse dell’impresa, gli amministratori devono tenere conto dei diritti umani, dei cambiamenti climatici e delle conseguenze ambientali delle loro decisioni.
Le autorità amministrative nazionali designate dagli Stati membri saranno responsabili del controllo di queste nuove norme e potranno imporre sanzioni in caso di inosservanza, mentre i potenziali soggetti danneggiati avranno la possibilità di intentare azioni legali per il risarcimento dei danni che avrebbero potuto essere evitati con adeguate misure di due diligence.
L’obiettivo della proposta è garantire che l’Unione, tanto il suo settore pubblico che quello privato, agisca sulla scena internazionale nel pieno rispetto dei suoi impegni in materia di promozione dello sviluppo sostenibile attraverso la protezione dei diritti umani e dell’ambiente, nonché nel rispetto delle norme commerciali internazionali.
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La proposta sarà sottoposta al vaglio del Parlamento europeo e del Consiglio. Una volta adottata, gli Stati membri avranno due anni di tempo per recepire la direttiva nel diritto nazionale.
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