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31 Marzo 2023
Riforma al Codice degli Appalti: le preoccupazioni di ANCE
La Presidente di ANCE (l’Associazione Nazionale Costruttori Edili), Federica Brancaccio, è recentemente intervenuta sul tema del nuovo Codice degli Appalti proprio a pochi giorni dall’approvazione definitiva dello stesso in Consiglio dei ministri.
Ha espresso preoccupazione per il possibile shock normativo che potrebbe seguire l’entrata in vigore del nuovo Decreto. La preoccupazione riguarderebbe soprattutto tre fronti.
Innanzitutto, la revisione dei prezzi. Premesso che l’ANCE si è detto soddisfatto del fatto che dopo un decennio si sia finalmente ritornati a parlare di revisione dei prezzi all’interno del Codice degli Appalti, guardando poi nell’attuazione, nel nuovo Decreto è in realtà prevista una compensazione ex post (come accadeva nei provvedimenti per il caro materiale del 2021 e 2022) e non una vera e propria revisione dei prezzi. Entro il 30 settembre di ogni anno, l’ISTAT individua la metodologia per rilevare se sono avvenuti aumenti e/o riduzioni dei prezzi delle materie prime. Solo a questo punto le Stazioni Appaltanti possono verificare se nei loro appalti si è effettivamente verificato un aumento o una riduzione, presentando successivamente le istanze di accesso al fondo ministeriale. Questa pratica si è già rivelata poco efficace dato che con l’attuale fondo costituito ad hoc per il caro materiali, più del 90% delle imprese non ha ancora ricevuto ristori per il secondo semestre 2021 e per il primo semestre 2022.
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In altre parole, il testo non prevede un’automatica indicizzazione dei prezzi in base all’aumento o alla riduzione del costo delle materie prime che è invece quanto auspicherebbe ANCE.
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Altra criticità riguarderebbe il tema della concorrenza. Il nuovo Codice, infatti, consentirà ad un’ampia quota di appalti di non essere più sottoposti alle regole di piena pubblicità e concorrenza. A questo riguardo, continua la Presidente, per i bandi sottosoglia comunitaria – ossia fino a €5,3 milioni – si prevede il ricorso ad una procedura negoziata senza bando ossia senza un ampio mercato in concorrenza se non in chiave derogatoria, rendendo possibile l’utilizzo di procedure ordinarie solo sopra €1 milione e solo se tale scelta venga accompagnata da adeguata motivazione. Questa modifica al Codice sembrerebbe ereditata dal Decreto Semplificazioni e da una cultura emergenziale nata durante la pandemia dalla quale però sarebbe ad oggi opportuno uscire in quanto in contraddizione con i principi di concorrenza e di trasparenza. Questo aspetto risulta particolarmente importante in virtù del fatto che il 90% dei bandi e il 44% del valore messo a base di gara è sotto la soglia comunitaria. Inoltre, tali disposizioni non risulterebbero conformi alla Legislazione UE in materia di appalti pubblici.
In aggiunta, la concorrenza appare ulteriormente “in pericolo” per i settori speciali (gas ed energia termica, elettricità, acqua, servizi di trasporto, porti e aeroporti, servizi postali, estrazione di gas e prospezione o estrazione di carbone o di altri combustibili fossili), dove i concessionari potranno con questo nuovo Codice fare il 100% dell’in house.
Su questi temi ANCE ha chiesto al governo una profonda riflessione perché se l’obiettivo è ottenere una Riforma efficace e che non vada continuamente in deroga come è stato il D. Lgs. 50/2016, c’è bisogno di istituire regole che funzionino e che rispettino i principi di apertura, trasparenza, concorrenza, fiducia e equilibrio contrattuale. Per questo motivo, ANCE propone di istituire una soglia intermedia – dai €2,5 a €3 milioni – oppure di rendere facoltativo l’utilizzo delle procedure di gara ordinaria o di quelle negoziate senza bando.
La terza e ultima problematica evidenziata riguarda gli illeciti professionali, tema con riferimento al quale il nuovo Codice – sempre secondo la Presidente Brancaccio – lascia grandissima arbitrarietà alle Stazioni Appaltanti per l’esclusione delle imprese dagli appalti. Appare ingiusto, infatti, che un’azienda venga esclusa sulla base di accuse non passate in giudicato.
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