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11 Marzo 2022
Le tecnologie emergenti al servizio del procurement
Le tecnologie emergenti – blockchain, intelligenza artificiale, IOT e robot – cambiano il volto degli appalti pubblici, settore che è quindi chiamato a rinnovarsi e che ora si trova ad affrontare un periodo di grandi cambiamenti
Le tecnologie emergenti al servizio del procurement attraverso la digitalizzazione dei processi e la loro ottimizzazione presenta diversi vantaggi.
A questo proposito, le cosiddette tecnologie emergenti – che ai nostri fini possono essere definite come quelle tecnologie non ancora utilizzate in modo completamente strutturato– potrebbero essere applicate lungo tutto il processo d’appalto, dalla fase iniziale di identificazione dei bisogni, alla redazione e pubblicazione dei bandi di gara, alla firma dei contratti fino alla loro esecuzione e conclusione.
Ma quali sono queste tecnologie emergenti? In che modo possono giovare al procurement? Per alcune di esse, i possibili benefici della loro applicazione nei processi di appalto sono di immediata comprensione.
La blockchain è una tecnologia che fornisce una sorta di registro digitale diffuso, dove i dati sono raggruppati in blocchi concatenati in ordine cronologico, la cui integrità è garantita dall’uso della crittografia. Utilizzata nel processo di appalti, quindi, essa rappresenta una fonte di dati affidabile, sicura e trasparente. È quindi chiaro come nelle situazioni potenzialmente esposte ad elevato rischio di corruzione – come il procurement -, essa rappresenti un elemento prezioso. È proprio in virtù di questi potenziali benefici che, ad esempio, il governo messicano sta implementando il progetto Blockchain HACKMX finalizzato all’applicazione della blockchain agli appalti pubblici. Proprio in considerazione dell’incremento di fiducia che la blockchain è in grado di offrire (la cosiddetta digital trust), essa viene anche spesso utilizzata per verificare i requisiti in capo ai concorrenti, e – generalmente parlando – ridurre l’asimmetria informativa tra pubbliche amministrazioni e operatori economici.
Un’altra tecnologia particolarmente diffusa è quella dei Robotic Process Automation (RPA), ovvero l’automazione di processi lavorativi tramite l’introduzione di software intelligenti o robot in grado di eseguire automaticamente alcune attività routinarie e ripetitive degli operatori, attualmente svolte manualmente. Esempi di queste attività tra quelle del processo di appalti includono compiti d’ufficio come la compilazione di moduli o l’estrazione di dati da fondi web. Ad esempio, in Finlandia, Palkeet, il Centro dei servizi finanziari e di amministrazione del personale di stato, sta applicando l’RPA in ben 90 attività di buste paga, finanza, contabilità, elaborazione dei dati, fatturazioni e – appunto – approvvigionamenti.
L’intelligenza artificiale, grazie alla sua capacità di interpretare i dati esterni e sintetizzarli, potrebbe essere facilmente applicata per identificare pattern specifici all’interno di una grande massa di dati a disposizione della stazione appaltante e prevedere tendenze future; verificare l’accuratezza e la correttezza delle informazioni nelle piattaforme di procurement e monitorare i flussi di utenti; identificare la corruzione rivelando anche in questo caso schemi troppo complessi per essere compresi da esseri umani; preparare e gestire i contratti garantendo che le organizzazioni rimangano coerenti per termini e condizioni d’uso adottati.
In altri casi, potrebbe risultare più complesso comprendere quali possono essere gli effettivi benefici dell’applicazione delle tecnologie emergenti nei processi di appalto.
Il termine Internet of Things (IoT) indica quelle tecnologie attraverso cui oggetti e luoghi si rendono riconoscibili l’un l’altro e acquisiscono intelligenza grazie al fatto di poter comunicare dati su sé stessi ed accedere a informazioni aggregate da parte di altri oggetti o luoghi. Nelle procedure d’appalto, le tecnologie IoT sono utili al fine di monitorare i livelli di inventario e supportare le loro previsioni per essere sicuri che un’organizzazione abbia sempre stock sufficiente di risorse al fine di soddisfare la domanda e allo stesso tempo svolga ordini automatizzati quando le scorte stanno esaurendo.
La stampa 3D è il processo mediante il quale è possibile stampare oggetti in tre dimensioni partendo da dati digitali. Nel procurement, essa può essere utilizzata per produrre dei prototipi o per cambiare il modo in cui vengono prodotti materiali e componenti di ricambio. Ad esempio, la società ferroviaria olandese Nederlandse Spoorwegen ha sperimentato questo tipo di applicazione, selezionando e reingegnerizzando alcune componenti che poi sono state stampate in 3D da un fornitore specializzato secondo i dettagli forniti. I vantaggi di questa applicazione sono stati il taglio dei tempi di fornitura per produzioni personalizzate, minori costi e minor necessità di tenere alti volumi di stock fermi in magazzino.
Infine, anche la realtà virtuale (VR) e la realtà aumentata (AR) possono trovare le loro applicazioni nel procurement. Un primo immediato beneficio è quello di permettere ai committenti di visualizzare in anteprima i beni che poi andrebbero a comprare. Ovviamente, poter vedere e interagire con questi beni prima dell’acquisto migliora notevolmente il modo in cui le autorità appaltanti affrontano le procedure di gara, permettendo loro di prendere decisioni più informate.
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In conclusione, è importante specificare come in alcuni casi le tecnologie menzionate potrebbero non essere utilizzate singolarmente ma in maniera cumulata al fine di migliorare i processi di appalto pubblici. Infatti, esistono chiari collegamenti tra molte di queste tecnologie che renderebbero il loro utilizzo congiunto auspicabile. Ad esempio, i sensori sui prodotti IoT potrebbero rappresentare una fonte di big data da elaborare tramite processi di data analytics. Allo stesso modo, anche la blockchain potrebbe essere vista come un abilitatore di molte altre tecnologie, dato che fornisce un’assicurazione sull’affidabilità dei dati.
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