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04 Novembre 2022

La mancanza di risorse professionali qualificate rischia di frenare l’attuazione degli interventi del PNRR PNRR

La mancanza di risorse professionali qualificate rischia di frenare l’attuazione degli interventi del PNRR PNRR

La mancanza di risorse professionali qualificate, che colpisce indistintamente il settore pubblico e quello privato, rischia di frenare l’attuazione degli interventi previsti nel PNRR

2 recenti articoli pubblicati dal sole24ore mettono in evidenza il problema relativo alla mancanza di figure professionali adeguate alla gestione di progetti complessi come quelli previsti dal piano, sottolineando come questo – unito all’aumento del costo delle opere – sia un fattore di rischio per la buona riuscita degli interventi.

Non c’è solo l’aumento del costo delle opere a mettere a rischio l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Sta infatti emergendo un secondo e parimenti grave problema: la mancanza di risorse professionali qualificate, che colpisce indistintamente il settore pubblico e quello privato. Analizzando il fenomeno, si riscontra che questa problematica è dovuta in parte alla difficile reperibilità di risorse qualificate, in parte all’inadeguata allocazione delle competenze rispetto agli obiettivi previsti nel Piano.

Per quanto riguarda il settore pubblico, il primo campanello d’allarme è stato lanciato delle Pubbliche Amministrazioni locali chiamate a gestire circa €90 miliardi di risorse complessive tra PNRR e Fondo Complementare. Infatti, per portare a termine tutte le riforme e gli investimenti previsti nei Piani si stima servano 14.000 esperti mentre oggi – con le selezioni attualmente concluse – si è riuscito a coprire poco più di un migliaio di posizioni. È possibile inoltre quantificare le risorse necessarie per ciascuna delle sei Missioni del Piano: in particolare, quella che richiede più personale qualificato è la Missione 2 “Rivoluzione verde e transizione ecologica” che si stima necessiti più di 3.500 profili. Segue la Missione 1 “Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo” con circa 2.900 risorse richieste.

Entrando più nel dettaglio della questione, quello che manca al settore pubblico sono per lo più competenze di Project e Program Management, fondamentali per coordinare e governare interventi complessi come quelli previsti dal Piano. Servono inoltre competenze tecnico-amministrative, ad esempio relative alla gestione, al monitoraggio, alla rendicontazione e al controllo degli investimenti e una conoscenza approfondita della normativa, con particolare riferimento al mondo degli appalti e della contrattualistica. A queste si aggiunge la necessità di avere a disposizione profili caratterizzati da un mix specifico di competenze verticali ad hoc per singoli interventi, quali esperti informatici, ingegneri, architetti, geologi, geometri, fisici, etc.

Per arginare il problema – congiuntamente con il potenziare le assunzioni mirate – sarebbe importante identificare i progetti e gli interventi caratterizzati da un maggiore impatto ed effetto “a cascata” sugli altri investimenti, al fine di concentrare la maggiore quota di risorse sul portarli a termine, cosa che attualmente non viene fatta. Inoltre, fondamentale sarebbe agire sul valorizzare il trasferimento di competenze e conoscenze, sia all’interno del personale della PA che tra dipendenti ed esperti esterni e consulenti, favorendo così la nascita di processi di upskilling e reskilling, in modo da supplire – almeno temporaneamente – all’assenza di un numero adeguato di persone formate.

Sul versante privato, invece, segnali di preoccupazione arrivano dal settore delle telecomunicazioni, comparto di primissimo piano nell’attuazione del PNRR – che complessivamente dedica alla digitalizzazione circa €40,7 miliardi dei €191,5 complessivi. Si stima che, per i lavori nel comparto TLC mancano al momento 15.650 profili professionali, di cui circa 7.500 addetti in attività di posa di cavi in fibra ottica, 1.000 in giunzione dei cavi e collaudatori di fibra ottica, 600 assistenti tecnici, 6.750 tecnici specialisti, giusto per citare qualche esempio.

Altro settore in difficoltà è, come noto, il comparto edile, per il quale il PNRR rappresenta un’opportunità storica di ripartenza e rilancio. Già a settembre l’ANCEFER – l’Associazione Nazionale dei Costruttori Edili Ferroviari Riuniti – aveva esposto il problema, sottolineando come, nonostante il PNRR e i Bonus Edilizi abbiano fatto crescere la domanda del comparto edile, in Italia manchino tecnici, carpentieri, muratori, etc.

Alcune tra le soluzioni praticabili per arginare il problema includono, la creazione di consorzi che coinvolgano partner industriali e istituzionali, la costruzione di sinergie con imprese straniere per l’utilizzo delle loro risorse in Italia e di partnership con enti e scuole professionali per formare figure specializzate. Un’altra possibilità, auspicata specialmente dai settori TLC e dell’edilizia, sarebbe quella di inserire questi settori all’interno del Decreto Flussi per l’assunzione di manodopera straniera dopo un’adeguata formazione.

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