• Italia e Sviluppo Sostenibile: Un Rallentamento che Preoccupa. Come Si Posiziona Rispetto agli Obiettivi Globali Agenda 2030?

    Blog

Home   |   Blog   |   Italia e Sviluppo Sostenibile: Un Rallentamento che Preoccupa. Come Si Posiziona Rispetto agli Obiettivi Globali Agenda 2030?


01 Novembre 2024

Italia e Sviluppo Sostenibile: Un Rallentamento che Preoccupa. Come Si Posiziona Rispetto agli Obiettivi Globali Agenda 2030?

Italia e Sviluppo Sostenibile: Un Rallentamento che Preoccupa. Come Si Posiziona Rispetto agli Obiettivi Globali Agenda 2030?

L’Italia sta affrontando un percorso complesso per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) dell’Agenda 2030, un impegno internazionale volto a garantire prosperità economica e benessere sociale in modo sostenibile.

Secondo il recente Rapporto ASviS, il Paese è in netto ritardo su quasi tutti i 17 obiettivi, registrando progressi solo in alcuni ambiti, come economia circolare e salute, ma peggioramenti significativi in aree cruciali come la lotta alla povertà, la riduzione delle disuguaglianze, la protezione degli ecosistemi e il miglioramento della governance.

L’allarme è stato lanciato dal direttore scientifico dell’Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile, Enrico Giovannini, che ha definito “drammatico” il ritardo dell’Italia. 

A soli sei anni dal termine stabilito per raggiungere i target dell’Agenda 2030, è necessario un cambio di rotta immediato.

Il confronto con altri Paesi europei rende evidente la distanza tra l’Italia e i migliori performer, come Svezia, Danimarca e Finlandia, che hanno ottenuto progressi notevoli grazie a politiche integrate e investimenti significativi in sostenibilità.

A differenza di questi Stati, l’Italia registra ritardi cronici, soprattutto nell’accesso all’energia pulita e nel miglioramento delle città, con un’espansione della povertà e delle disuguaglianze, che si riflette in un aumento delle famiglie in difficoltà economica: il tasso di povertà assoluta è salito al 7,5%, coinvolgendo oltre 1,4 milioni di minori, un dato allarmante per un Paese con una delle economie più sviluppate al mondo. 

Il quadro è critico anche alla luce delle disuguaglianze regionali.

Le aree del Sud Italia e alcune zone rurali soffrono maggiormente l’arretratezza infrastrutturale e i limiti nei servizi sociali, rispetto alle regioni del Nord, più connesse e con un accesso migliore a servizi pubblici avanzati.

Su 12 obiettivi monitorati a livello territoriale, solo uno mostra una lieve riduzione delle disuguaglianze regionali, mentre le differenze rimangono invariate o addirittura peggiorano negli altri settori, come educazione e salute. 

L’Unione Europea ha incorporato gli SDGs nelle proprie politiche interne, con un focus su transizione ecologica, riduzione delle emissioni e innovazione tecnologica.

Su 17 obiettivi, l’UE si aspetta di raggiungerne dieci entro il 2030, con miglioramenti tangibili in ambiti come energia pulita e uguaglianza di genere. Tuttavia, anche l’Europa mostra criticità su obiettivi di sostenibilità sociale, come la lotta alla povertà e la protezione degli ecosistemi, a dimostrazione delle sfide globali che accomunano gli Stati membri.

In questo contesto, l’Italia appare ancora indietro, anche rispetto a nazioni dell’Est Europa che, pur avendo livelli di sviluppo economico minori, hanno adottato approcci ambiziosi verso la sostenibilità.

Ad esempio, la Polonia ha avviato politiche di efficientamento energetico e riduzione delle emissioni, supportate da fondi europei e incentivi nazionali, una strategia che ha portato a un miglioramento nella qualità dell’aria e nelle infrastrutture sostenibili.

Secondo ASviS, esistono quattro “game changer” in grado di condizionare profondamente il futuro sostenibile dell’Italia.

Tra questi, il primo riguarda la Legge sull’autonomia differenziata, che potrebbe incrementare le disuguaglianze territoriali, soprattutto se questioni come infrastrutture ed energia non vengono gestite a livello centrale.

Un secondo fattore di impatto positivo potrebbe derivare dal Regolamento europeo sul ripristino della natura, un’opportunità per creare occupazione qualificata, con benefici ambientali sia nelle aree rurali sia urbane, grazie a politiche di stop al consumo di suolo e rigenerazione ecologica. Il terzo “game changer” riguarda la Direttiva europea sulla rendicontazione sostenibile delle imprese, che richiederà maggiore trasparenza nelle performance ambientali delle aziende, contribuendo a un cambiamento nel sistema produttivo italiano.

Infine, la modifica costituzionale del 2022, che ha introdotto la tutela ambientale tra i principi fondanti dello Stato, potrà fungere da riferimento legislativo per limitare l’impatto ambientale delle attività economiche.

Il Rapporto ASviS suggerisce interventi mirati per affrontare la situazione critica dell’Italia.

Tra le proposte principali troviamo l’adozione di un Piano di accelerazione per il raggiungimento degli SDGs, che punti su misure come la prevenzione del rischio idrogeologico, la rigenerazione urbana e l’implementazione di una politica di coesione sostenibile per ridurre le disuguaglianze regionali. Inoltre, l’Alleanza invita a rafforzare la strategia per le aree interne e a favorire la completa applicazione della Legge sul ripristino della natura.

Questo pacchetto di interventi, unito a una riforma della governance territoriale, sarà fondamentale per creare una base di sostenibilità equa e duratura nel tempo. 

Nonostante i segnali di allarme, l’Italia ha un’opportunità unica di intraprendere un percorso sostenibile, come già dimostrato da altri Paesi europei. Tuttavia, per trasformare questa visione in realtà, sarà necessaria una chiara volontà politica e una mobilitazione collettiva che coinvolga il governo, il settore privato e la società civile.

(Fonti: Corriere della Sera  Il rapporto annuale dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), che ha evidenziato i ritardi dell’Italia rispetto agli obiettivi SDG dell’Agenda 2030 e le principali aree di intervento necessarie. Informazioni dal sito della Fondazione Ecosistemi, che ha analizzato i quattro principali “game changer” per il futuro dell’Italia, includendo la Legge sull’autonomia differenziata e le direttive europee sul ripristino ambientale e la trasparenza aziendale)

Ti è piaciuto questo articolo?