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16 Febbraio 2024

Accesso ai dati PNRR: persistono importanti divari regionali

Accesso ai dati PNRR: persistono importanti divari regionali

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) rappresenta indubbiamente uno strumento fondamentale per il rilancio dell’economia italiana. Tuttavia, mentre il Piano offre un’ambiziosa visione per il Paese, un’analisi condotta da Openpolis ha messo in evidenza notevoli differenze tra le regioni italiane riguardo all’accesso e alla disponibilità dei dati relativi al PNRR.

L’indagine ha approfondito tali discrepanze, mettendo in evidenza l’importanza di affrontare i divari al fine di garantire una ripresa equa ed inclusiva su tutto il territorio nazionale. 

A partire da aprile 2023, il governo ha iniziato a pubblicare trimestralmente sul sito Italia Domani dataset relativi ai progetti PNRR, che forniscono informazioni utili in merito alla natura degli interventi, alle risorse allocate e ai territori coinvolti. 

Parallelamente, anche le regioni hanno avviato la pubblicazione di dati relativi al PNRR. Alcune (quali Toscana, Emilia-Romagna, Veneto e Trentino-Alto-Adige), si distinguono per maggior trasparenza e accessibilità dei dati, mentre altre (quali Sicilia, Basilicata, Puglia e Umbria) mostrano lacune significative in termini di disponibilità e completezza delle informazioni. 

In particolare, oltre ad avere un sito dedicato all’attuazione del PNRR (15 regioni su 20), le regioni più virtuose pubblicano informazioni circa la pubblicazione dei bandi (12 su 20), i relativi progetti selezionati e le risorse assegnate (9 su 20). Alcune (9 su 20) pubblicano anche visualizzazioni grafiche e mappe per navigare più agilmente i dati dei progetti. Inoltre, poche (6 su 20) rendono disponibili gli open data, scaricabili ed utilizzabili. Infine, solo la Toscana tra tutte le regioni pubblica informazioni sulle risorse già spese per i progetti, rispetto al totale assegnato, dato importante per comprendere l’efficacia della gestione dei fondi rispetto all’avanzamento delle opere. 

Osservando tale analisi, è evidente come il divario tra le regioni ricalchi la storica disparità tra il mezzogiorno e il resto d’Italia, evidenziando – anche su questo aspetto – disparità tra i cittadini nel loro diritto all’informazione. 

Questo suggerisce che molte regioni non hanno avviato un proprio sistema di monitoraggio dei progetti, ad eccezione dei casi precedentemente citati, o – se l’hanno fatto – non condividono pubblicamente i risultati. Al contrario, si limitano a diffondere dati statici che non forniscono una visione completa sull’andamento dei lavori e sulla spesa associata. 

Questo deficit di monitoraggio può essere attribuito principalmente alla carenza di risorse, unitamente alla mancanza di strumenti e competenze adeguate, necessarie per gestire un sistema di monitoraggio efficace

Per colmare tale divario risulterebbe necessario un impegno più incisivo da parte dell’amministrazione centrale, ad esempio rendendo il sistema REGIS più efficiente e supportando le regioni, fornendo loro i mezzi necessari a migliorare la qualità dei dati inseriti in REGIS e per implementare un monitoraggio più accurato sul territorio. 

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